Per il nuovo governo il problema sarà il debito pubblico
L’Italia rimane un ingranaggio di vitale importanza all’interno del progetto dell’eurozona. Il governo uscente ha consolidato questa posizione, infondendo fiducia ai politici europei
L’Italia rimane un ingranaggio di vitale importanza all’interno del progetto dell’eurozona. Il governo uscente ha consolidato questa posizione, infondendo fiducia ai politici europei
Nei prossimo mesi assisteremo agli effetti delle misure adottate da Fed e Bce e capiremo in che modo le banche centrali incidono sull’obbligazionario.
La fase orso del mercato obbligazionario sembra essere finita, almeno per il momento. La velocità del rallentamento della crescita negli ultimi mesi mi fa pensare che una recessione si verificherà quanto prima.
I tassi d’interesse in tutto il mondo stanno aumentando a un ritmo allarmante, con le banche centrali preoccupate per un’inflazione sempre più radicata, e convinte che non si tratta quindi di una serie di shock transitori.
Lo scenario che deve gestire la nuova Premier britannica è ricco di questioni scottanti che richiedono un’attenzione urgente. Tra queste, la crisi del costo della vita innescata da un’inflazione ai massimi da 40 anni, prezzi dell’energia alle stelle, una serie di scioperi e le difficoltà irrisolte riguardo alla decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea.
È comprensibile che gli investitori in questo momento si chiedano se le banche siano capaci di affrontare una recessione. Il settore, per natura, risente dello scenario macroeconomico per via delle attività di prestito e delle posizioni in titoli
seguito del conflitto tra Russia e Ucraina i prezzi delle materie prime e dell’energia sono andati progressivamente aumentando. Inutile dire come questo progressivo
Giugno è stato un mese molto volatile per le aspettative sui tassi di interesse. All’inizio del mese abbiamo assistito a un ampio movimento lungo tutta la curva, dal tratto breve a quello lungo della curva stessa; dopodichè, poi il mercato è passato molto rapidamente ai timori di una recessione dovuta a un eccessivo inasprimento della politica monetaria delle banche centrali.
Sebbene a luglio l’S&P sembra aver segnato la migliore performance dallo scorso ottobre, aprile e giugno sono stati i mesi peggiori dal marzo 2020.
Le prospettive economiche per il 2023 sono state riviste al ribasso per i Paesi sviluppati, che devono far fronte ai rischi crescenti e a una politica monetaria più restrittiva. La lotta all’inflazione da parte delle banche centrali dovrebbe portare la domanda interna al di sotto del potenziale a partire dal quarto trimestre 2022 e si prevede una recessione tecnica all’inizio del 2023.
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