Nel 2023 il mondo sviluppato sarà in recessione?

I tassi d’interesse in tutto il mondo stanno aumentando a un ritmo allarmante, con le banche centrali preoccupate per un’inflazione sempre più radicata, e convinte che non si tratta quindi di una serie di shock transitori.
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I tassi d’interesse in tutto il mondo stanno aumentando a un ritmo allarmante, con le banche centrali preoccupate per un’inflazione sempre più radicata e un incombente recessione, e convinte che non si tratta quindi di una serie di shock transitori. Per molti questa è l’alba di un nuovo regime nella politica monetaria e nei mercati finanziari.
Nella riunione di luglio, il FOMC ha alzato il tasso sui Fed fund di 75 punti base, portando l’intervallo al 2,25%-2,5%. Ciò significa che il tasso d‘interesse più importante per l’economia globale è aumentato di cinque volte nell’arco di soli tre mesi. Ciò ha avuto un impatto molto negativo sia sui titoli di Stato a livello mondiale (con un aumento dei rendimenti e un calo dei prezzi), sia sugli asset rischiosi, come i prezzi delle azioni.

In Europa, la BCE ha alzato tutti i suoi principali tassi di interesse, ponendo fine a otto anni di tassi negativi. Anche la Bank of England ha sorpreso il mercato aumentando i tassi più del previsto.


L’era dei tassi a zero o addirittura negativi è finita. Si è verificato un cambio di regime definitivo, che ci ha portato in una nuova era. Detto questo, gli investitori più esperti potrebbero vedere in questa situazione un ritorno a tempi più normali, simili al periodo precedente alla crisi finanziaria globale del 2008. Tuttavia, questo è ancora tutto da vedere. Il paragone più appropriato potrebbe essere quello con la fase di stagflazione (un periodo di inflazione persistentemente elevata combinata con un alto tasso di disoccupazione e una domanda stagnante) sperimentata tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘8

Si prevede una fase di recessione nel 2023

Azad Zangana Schroders recessione
Azad Zangana, Schroders

Il nuovo regime dei tassi d’interesse implica che ora ci aspettiamo che nel corso del prossimo anno le economie di Stati Uniti, Regno Unito ed Eurozona entreranno in recessione (definita come due trimestri consecutivi di calo della produzione economica). Tutti e tre questi mercati subiranno un calo significativo della produzione e le prospettive per l’economia globale sono cupe.
L’inflazione è oggi una delle maggiori preoccupazioni per le famiglie in riferimento alla propria situazione finanziaria. I politici stanno scoprendo di non essere immuni da colpe, poiché gli elettori, che negli ultimi anni si sono abituati agli aiuti pubblici durante i periodi di difficoltà, ora si aspettano nuovi sostegni. Con le banche centrali che cercano di domare l’alta inflazione, la politica monetaria è limitata, lasciando ai governi il compito di alleviare il dolore della spirale inflattiva, ove possibile.
Nel Regno Unito, l’aumento dell’inflazione è stato definito “crisi del costo della vita”, in quanto le bollette dell’energia domestica sono destinate a triplicare in un periodo di soli due anni. L’Europa sta affrontando una crisi ancora più acuta, con le forniture di energia dalla Russia minacciate sullo sfondo della guerra in Ucraina. I governi di tutta la regione stanno cercando di trovare il modo di aiutare le famiglie, soprattutto quelle a basso reddito.

L’economia globale rischia l’anno peggiore dal 2009

Nelle nuove previsioni di base di Schroders la crescita economica globale è stata nettamente ridimensionata, con recessioni ora previste per gli Stati Uniti, l’Eurozona e il Regno Unito, mentre anche la maggior parte dei mercati emergenti registrerà un calo della crescita. Ci aspettiamo che la crescita globale rallenti dal 5,9% al 2,6% quest’anno (rivisto al ribasso dal 2,7%), per poi scendere all’1,5% nel 2023 (precedentemente 2,7%). Se si esclude il periodo della pandemia di Covid-19, questo sarebbe l’anno peggiore per l’economia globale dal 2009.
Abbiamo rivisto al ribasso la crescita economica degli Stati Uniti dal 2,6% di maggio all’1,7% per il 2022, nettamente inferiore alle aspettative del mercato che stimano una crescita del 2,1%. Ciò è dovuto principalmente alle nostre previsioni di un’inflazione più elevata (8% per il 2022 contro il precedente 6,9%) e a interventi più aggressivi per i tassi dei Fed fund.
Secondo le nostre stime, la Fed modererà il ritmo dei rialzi, ma i tassi raggiungeranno il 4% all’inizio del 2023, rispetto alle aspettative del mercato del 3,65%. Tassi d’interesse più elevati, una spesa pubblica meno generosa e un’inflazione più elevata sono tutti fattori che riducono la capacità di spesa delle famiglie. È probabile che le aziende rispondano all’indebolimento della domanda rallentando la produzione e, di conseguenza, riducendo anche la domanda di lavoro. Si prevede che l’inasprimento delle politiche sia abbastanza severo da far salire il tasso di disoccupazione, condizione necessaria non solo per un calo della domanda delle famiglie, ma anche per un allentamento delle pressioni inflazionistiche.


L’aumento dei costi energetici causerà un calo della produzione in Europa

Prevediamo che l’economia statunitense entrerà in recessione nei primi tre trimestri del 2023, con una contrazione della produzione economica dell’1,9%, prima di tornare a crescere. Per evidenziare quanto sia negativa questa previsione, il calo della produzione implica che l’economia del Paese si contrarrà dell’1,1% per tutto il 2023, rispetto alle stime di consenso di una crescita positiva dell’1%.
A differenza degli Stati Uniti, la recessione europea non sarà causata dall’inflazione interna e dall’aumento dei tassi di interesse. Al contrario, l’impennata dei costi energetici legata alla guerra in Ucraina è ora abbastanza grave da causare un calo della produzione.
Rispetto agli Stati Uniti e all’Eurozona, il Regno Unito sembra collocarsi a metà strada. La crescita economica si è dimostrata più solida negli ultimi tempi e le pressioni inflazionistiche si stanno amplificando. Tuttavia, il Regno Unito è anche costretto a sopportare i prezzi elevati dell’energia in Europa, che colpiranno le famiglie con un certo ritardo a causa del tetto ai prezzi dell’energia imposto dal governo.

A cura di Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders

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