Investitori e banchieri centrali: affrontare le questioni con realismo
Luglio è stato un mese effervescente, uno dei mesi migliori degli ultimi due anni. A guardare meglio, leperformance sono state fortemente concentrate su
Luglio è stato un mese effervescente, uno dei mesi migliori degli ultimi due anni. A guardare meglio, leperformance sono state fortemente concentrate su
Inflazione, tutti la temono, tanti ne parlano pochi ne comprendono le implicazioni più profonde. Un termine che si rispecchia nella vita di tutti
Prospettive macroeconomiche con Francis Scotland. Da un’accelerazione a tavoletta ad una frenata improvvisa, è questo il cambio di direzione della Fed: la politica torna a provocare panico.
Il nemico principale della Fed è l’inflazione e la Banca Centrale sta disperatamente cercando di evitare che le aspettative di un’inflazione sostenuta crescano sempre più.
In questo commento a cura di Ellen Gaske cerchiamo di approfondire quali sono i tre punti fondamentali del meeting della Fed che terremo d’occhio.
Nella prima metà di quest’anno, l’aumento dell’inflazione e la guerra in Ucraina hanno dominato i mercati globali e, di conseguenza, le Banche Centrali hanno cercato di trovare un equilibrio tra il tentare di ridurre dell’inflazione e attenuarne l’impatto sulla crescita economica. Ma questo equilibrio sta cambiando?
Nelle ultime settimane i mercati azionari hanno registrato un lieve rialzo. Si ha l’impressione che, dopo una prima metà dell’anno terribile, gli investitori si stiano prendendo un attimo per tirare il fiato e che si stia assistendo a una riallocazione dei flussi verso le azioni.
Appare ormai scontato il rialzo dei tassi di 75 punti base alla prossima riunione della Federal Reserve che si terrà a fine mese. Powell riuscirà davvero a non far deragliare in recessione l’economia americana?
ata la resistenza dei prezzi della benzina e dei generi alimentari e il fatto che l’elevata inflazione continua ad essere un dato evidente, è difficile immaginare che le previsioni al ribasso si concretizzino.
Per la Federal Reserve, questi dati sull’inflazione equivalgono a un allarme rosso. L’inflazione core sembra ampiamente consolidata tra beni e servizi e, di conseguenza, abbiamo alzato le nostre previsioni per l’inflazione IPC core e ora prevediamo che chiuda il 2022 al 5,5%
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