Il dollaro si è notevolmente rafforzato nelle ultime settimane, spingendo la coppia EUR/USD dal recente picco prossimo a 1,10 fino a circa 1,05 e ravvivando la volatilità delle valute. A nostro avviso, questo riflette in larga misura l’inattesa ripresa dei dati macro statunitensi, in particolare sul fronte dell’occupazione.
Riteniamo che il tasso di cambio euro/usd salirà gradualmente fino a livelli di almeno 1,10, ma un movimento verso livelli di circa 1,15 rappresenta un rischio al rialzo.
Il dollaro è destinato a indebolirsi con l’attenuarsi dei timori provocati dagli shock dello scorso anno.
Negli ultimi 1-2 anni gli investitori in azioni dei mercati emergenti (EM) non hanno avuto molto di cui rallegrarsi. Tuttavia, ora la situazione sta migliorando e riteniamo che stiamo entrando in una ripresa di 12-24 mesi per le azioni EM, basata su una serie di fattori ciclici e strutturali.
Il movimento del prezzo del dollaro negli ultimi giorni è stato incredibilmente interessante. Nell’ultima settimana, il Dollar Index ha registrato due delle maggiori perdite in un solo giorno dal 2016.
Si condivide il commento in seguito agli incontri annuali del Fondo Monetario Internazionale che analizza la situazione macro a livello globale, le prospettive e i rischi per i mercati obbligazionari, il dollaro e gli emergenti.
Il rafforzamento del dollaro statunitense dura ormai da 11 anni e questo è il ciclo di rafforzamento di questa valuta più lungo mai verificatosi.
Katrina Dudley, Investment Strategist di Franklin Mutual Series, ritiene che l’aumento dell’inflazione in Europa derivante dai rincari dell’energia e il basso livello relativo dei tassi d’interesse potrebbero tenere sotto pressione l’euro.
Nelle ultime settimane i mercati azionari hanno registrato un lieve rialzo. Si ha l’impressione che, dopo una prima metà dell’anno terribile, gli investitori si stiano prendendo un attimo per tirare il fiato e che si stia assistendo a una riallocazione dei flussi verso le azioni.
“Il dollaro è la nostra moneta e un vostro problema” disse il Segretario al Tesoro nel 1971. A distanza di cinquant’anni la forza del biglietto verde resta un problema per molti.
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