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Proteggere l’investimento da se stessi

Una delle nuove frontiere del trading online è la gestione degli sbalzi psicologici. Da ottimizzare anche grazie alle nuove tecnologie.

Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Anche nel trading. Perché per investire bene è importante avere capacità, fiuto, conoscenza del settore e una buona dose di fortuna, certo. Ma se ci si lascia prendere (e, alla fine, guidare) dagli umori, dalle paure o dai facili entusiasmi,tutti gli sforzi rischiano di essere vanificati. Per questo motivo, una delle nuove frontiere del trading online è proprio la gestione degli sbalzi psicologici, che è possibile ottimizzare anche grazie alle nuove tecnologie, capaci di captarne le avvisaglie e di segnalarle in tempo.

I primi esperimenti. Oggi l’aspetto «comportamentale», per dirla con lo psicologo John B. Watson, è un campo aperto, un’innovazione in progress che promette di migliorare l’approccio alla compravendita di azioni e, in ultima istanza, i risultati. Tuttavia, il monitoraggio delle emozioni durante la navigazione internet non è cosa di oggi: in questi anni, più società hanno cercato di studiare gli aspetti psicologici per migliorare la user experience sul web. Una di queste è Foviance, che incaricata da Ca Technologies, aveva effettuato un esperimento di questo tipo già nei primi mesi del 2010. Il test era stato svolto alla Glasgow Caledonian University su 13 volontari, analizzati con un elettroencefalogramma e altri strumenti neurologici durante la navigazione. L’esame, in questo caso, aveva come centro soprattutto l’e-commerce: le “cavie” dovevano cercare di acquistare normalmente prodotti e servizi,online, mentre gli equipaggiamenti elettromedicali acquisivano la loro attività cerebrale. Ne era scaturito uno studio, che aveva evidenziato il ruolo delle«onde alfa», quelle legate al rilassamento, nell’ assicurare una navigazione tranquilla. Il risultato del test parla da sé: più il sito è complicato o lento, più le onde alfa calano, più il cybernauta si convince ad abbandonare la navigazione. E, di conseguenza, l’acquisto.

Finanza comportamentale. Dall’ ecommerce al trading il passo è breve. Anche se cambia il focus. Non si tratta più di migliorare l’esperienza di navigazione del cliente, tenendo sotto controllo il suo «stress da web», per far sì che completi l’acquisto.L’obiettivo è assai differente: evitare sbalzi psicologici per il broker o per il trader fai-da-te. E favorire una strategia di compravendita più scientifica, e meno legata alle mode del momento. È questo l’obiettivo della finanza comportamentale (behavioural finance) che studia i comportamenti errati che si seguono durante l’investimento, per poi poterli correggere. «Gli investitori sono esseri umani, e gli esseri umani sbagliano», sottolinea Gerda van der Linde, executive director del South African institute of behavioural finance. «L’importante è scovare gli errori a cui ciascuno è portato». Tra le remore più comuni, la tendenza all’inerzia e a scelte conservati-ve; la preferenza per titoli familiari; la fiducia eccessiva nella prima impressione; la «polarizzazione» (cioè la tendenza a considerare un titolo o di successo o perdente); il timore di smentire una scelta precedente, che porta a mantenere titoli dalla scarsa performance; il pregiudizio del «senno di poi» (per cui un errore commesso poteva essere previsto, anche se non è vero); l’eccessiva presunzione; la fiducia esagerata nei trend. E ciò che forse è ancora più determinante in una scelta di investimento: la soddisfazione (o addirittura l’esaltazione) per una serie di scelte positive o la paura di essere travolti dagli eventi se le cose vanno male.

Un problema sottovalutato. Proprio con l’obiettivo di affrontare questo problema è nata Chasing Returns, fintech con sede a Dublino («stiamo iniziando ora a toglierci di dosso l’etichetta di start up», puntualizza la marketing manager Marise Gaughan). La società è stata fondata dal ceo Ann Hunt (ex Jp Morgan) nel 2014 proprio per aiutare i trader a combattere remore, pregiudizi, blocchi psicologici e decisioni «di pancia». Chasing Returns, afferma Gaughan, «costruisce soluzioni per il risk management destinate ai trader. Sulla piattaforma, ne approdano 20mila, provenienti da 82 diversi paesi. La nostra tecnologia analizza la storia delle performance, con lo scopo di assistere i trader a comprendere le loro forze e debolezze psicologiche individuali. E trasformarle in vantaggi». Il target di Chasing Returns, spiega Hunt, è un settore «dove l’82% dei trader perde soldi. Elaborare una tecnologia che accende un faro su questo problema rende i broker molto nervosi», prosegue la fondatrice e ceo della società irlandese. «Per questo motivo c’è voluto un po’ di tempo per convincerli di quanto sia positivo misurare le emozioni e il loro impatto su come si fa trading».

Grillo parlante… digitale. «Tutti gli esseri umani subiscono molte imposizioni dalla sfera emozionale e dai pregiudizi psicologici, che condizionano le nostre decisioni», aggiunge Gaughan. «E questo accade in ogni aspetto della nostra vita». Quindi anche nel trading… «Nelle nostre ricerche, abbiamo potuto osservare l’impatto che questi pregiudizi ed emozioni hanno sul trading e sul conto economico di chi lo pratica. E abbiamo visto che questo impatto è significativo. Pensiamo quindi che sia la mente umana a determinare il successo e il fallimento nel trading. La nostra tecnologia è stata sviluppata proprio per identificare le debolezze psicologiche di un trader e per suggerire regole e parametri per massimizzare i loro successi. Quando i mercati si surriscaldano e i trader iniziano a operare in maniera emozionale, sono spesso gli ultimi a rendersene conto. Ecco: abbiamo sviluppato la nostra offerta proprio per capire quando i segnali di avvertimento sono chiari e allontanare le persone da queste situazioni. In pratica analizziamo statisticamente i dati di trading e raffiguriamo visivamente abitudini di performance sia utili, sia dannose; in questo modo, i trader possono vedere l’impatto delle loro decisioni sulle prestazioni ottenute».

Due tool. «Pensiamo che la nostra tecnologia sia rivolta a tutti», dice Gaughan, «ma in particolare a quelli retail, che non hanno accesso agli stessi strumenti che possono utilizzare i trader tradizionali. Il nostro tool PlayMaker, in particolare, è costruito per aiutare i principianti». Di cosa si tratta, più nel dettaglio? «PlayMaker è un tool basato sugli aspetti psicologici, progettato per favorire la gestione del denaro e la disciplina del trading nei clienti che operano su Cfd e Forex. Utilizzando i dati di MetaTrader 4 (la principale piattaforma di trading Forex, ndr), PlayMaker agisce come un coach digitale, tracciando in tempo reale l’attività di trading con comprovate pratiche di risk management. La piattaforma fornisce ai clienti punteggi giornalieri di «disciplina», che mirano a incoraggiarli a rimanere sul binario giusto, gestendo l’aspetto psicologico del trading. C’è poi un altro tool…». E sarebbe? «Si chiama GamePlan ed è, invece, un tool di analisi da utilizzare nel post-trading: serve ad aiutare i trader a trovare nuovi edge (tecniche, approcci o strategie che creano un margine o un vantaggio economico rispetto ad altri attori del mercato, ndr) gestendo le proprie abitudini. È il nostro tool di retention, elaborato per aiutare i trader a mantenere la rotta e ad acquisire fiducia e sicurezza di sé». In che modo? «Per esempio, comunicando ai trader quelli che, per loro, sono stati i giorni migliori della settimana, i prodotti più redditizi, i trigger psicologici e molti altri edge potenziali».

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