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Multi asset e cedole per battere la volatilità

In tempi incerti bisogna essere cauti. Ma questo è il momento giusto per un approccio particolarmente attivo. Ne è convinto Cosmo Schinaia, country head Italia di Fidelity International. Che vede opportunità d’investimento in Cina, nei trend secolari e nel «lato nascosto» del ciclo produttivo.

L’intervista esclusiva a Cosmo Schinaia tratta dal numero di marzo/aprile 2019 di Asset Management.

Quella di Fidelity International in Italia è una storia di evidente successo, segnata da una costante crescita della quota di mercato e del patrimonio gestito, più che triplicato negli ultimi 10 anni. Alla guida della branch italiana del colosso del risparmio gestito, dall’ottobre del 2017, c’è Cosmo Schinaia, che in Fidelity International aveva già lavorato, dal 2010 al 2015, ricoprendo il ruolo di head of institutional. «Sono molto lieto di essere tornato », aveva dichiarato nell’occasione, «ho sempre ritenuto Fidelity una delle società migliori per attenzione al cliente, gamma di soluzioni e capacità innovativa».

Lo abbiamo incontrato per tracciare un bilancio di questo primo anno e mezzo come country head per l’Italia. E per capire quale siano le strategie dell’asset manager per affrontare questa fase di mercato e continuare a crescere. «Nonostante il momento difficile che l’industria del risparmio gestito ha attraversato, soprattutto alla fine dello scorso anno», dice Schinaia, «abbiamo chiuso un 2018 positivo. Questo risultato è frutto soprattutto della presenza di un team molto preparato e motivato, in grado di supportare le reti in tutti gli aspetti della loro attività, dai prodotti alle operations, dal marketing al legale, e in tutti gli scenari di mercato, gestendo al meglio le situazioni di criticità causate dai mercati. Quando parlo del team di Fidelity International, mi piace pensare che sia il vero valore aggiunto della nostra società per il cliente».

Secondo un sondaggio effettuato da Asset Management tra i professionisti del risparmio, Fidelity è indicata al primo posto tra le società che dovrebbero meglio performare quest’anno. A cosa si deve questo attestato di stima?
Cosmo Schinaia. Il 2018 è stato un banco di prova importante, nonostante questo Fidelity ha performato molto bene. Penso che il mercato ci riconosca innanzitutto la qualità della nostra gamma di prodotti, sviluppata in quasi 50 anni di storia, che da sempre permette agli investitori di navigare nelle diverse fasi di mercato e di cogliere le migliori opportunità di investimento cavalcando, e spesso anticipando, i trend più interessanti. Tuttavia, il nostro ruolo non si è mai limitato unicamente a essere quello di fabbrica prodotto. Le necessità del cliente sono sempre state il motore che ha guidato le nostre strategie e la qualità del servizio offerto alle reti è sicuramente un ulteriore elemento di distinzione che gli investitori ci riconoscono.

Come giudica l’attuale situazione dei mercati quali sono le vostre strategie di gestione di portafoglio per i prossimi mesi?
Cosmo Schinaia. L’inizio dell’anno ha visto un cambio di passo sui mercati. Negli Stati Uniti, la mancanza di una soluzione alla guerra commerciale con la Cina, e le dinamiche di fine ciclo rappresentano un rischio per gli investitori. Inoltre, la Federal Reserve ha assunto un atteggiamento decisamente più accomodante per il 2019, rispetto a quanto preannunciato verso la fine del 2018. Da questa parte dell’oceano la Bce continua a tenere fermi i tassi di interesse, non riservando particolari sorprese e confermando il rallentamento della crescita in tutta l’Eurozona. Si attendono ora i risultati delle elezioni europee, previste per maggio, e l’esito di Brexit. Anche guardando ai mercati emergenti, il rischio principale è rappresentato dalle dinamiche politiche, in considerazione delle numerose consultazioni elettorali previste nel corso del 2019; in questi paesi tuttavia ci aspettiamo una certa continuità e una conseguente stabilità dell’asset class. Alla luce di questo possibile scenario di incertezza, riteniamo sia il momento giusto per un approccio di investimento particolarmente attivo ma cauto. Continuiamo a puntare su prodotti multi-asset, obbligazionari short duration e sul tema delle cedole come stabilizzatore psicologico della volatilità del mercato. Continuiamo a guardare con grande favore all’Asia, con particolare riferimento alla Cina che, nonostante il rallentamento fisiologico, riteniamo continui a offrire interessanti opportunità di investimento. Una soluzione per superare un’incertezza di breve periodo può essere quella di anticipare i trend secolari come la demografia, i consumi e la tecnologia. In questo ambito, ci piace investire su quelle aziende che sono in grado di cogliere le opportunità di crescita offerte da un’economia sempre più sostenibile. Si tratta di aziende che sanno cogliere il cambiamento e adeguare i propri modelli di business per sfruttare i trend di lungo termine, come quello dei consumi nei paesi asiatici o la necessità di gestire in modo efficiente e sostenibile l’acqua e i rifiuti in un mondo sempre più globalizzato, che guideranno i mercati e le economie nei prossimi decenni.

Tra le expertise di Fidelity c’è sicuramente un focus anche sui mercati emergenti (ricordiamo ad esempio il FF China Consumer). Come conferma un sondaggio del centro studi Le Fonti, il 2019 sarà l’anno dei mercati emergenti. Ma quali paesi selezionare?
Cosmo Schinaia. In Fidelity guardiamo da sempre con grande favore ai mercati asiatici, non solo come view di breve periodo ma soprattutto come tema di investimento strategico che, a nostro avviso, non può mancare nel portafoglio degli investitori. Basta guardare ai numeri: l’Asia oggi produce circa un terzo del Pil globale, il 60% della popolazione mondiale risiede in quest’area e, in generale, si tratta di una popolazione giovane, dinamica e istruita. Quando si pensa ai grandi numeri in Asia, vengono soprattutto in mente Cina e India, ma negli ultimi anni sono emersi paesi come l’Indonesia e la Corea del Sud che ormai si posizionano tra i paesi in costante crescita. Analizzando quest’area geografica, tuttavia, il paese di riferimento rimane sempre la Cina. È indubbio che recentemente la crescita economica cinese, come del resto tutte le grandi aree sviluppate, ha visto un rallentamento, sicuramente inasprito anche dalle politiche di protezionismo e di guerre commerciali attuate dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Riteniamo, tuttavia, siano ancora numerose le opportunità che si possono trovare, grazie alla spinta offerta dall’evoluzione dei trend demografici (pensiamo ad esempio alla crescita esponenziale dei consumi registrata nell’ultimo decennio), e della tecnologia (oggi alcune aziende cinesi sono tra i leader mondiali nella produzione di smartphone). Inoltre, il governo cinese sta proseguendo nell’intenzione di agire a sostegno delle imprese cinesi nell’accesso ai finanziamenti per sostenere l’attività economica interna e questo contesto è stato fondamentale per il recente ottenimento dell’inclusione delle azioni A cinesi negli indici di Msci. Questo elemento rafforza l’apertura dei mercati dei capitali cinesi e rende i capitali globali più accessibili alle imprese nazionali. L’inclusione sottolinea, inoltre, la crescente importanza della Cina nei mercati finanziari globali, in linea con la sua importanza come leader economico globale.

In una recente intervista ha dichiarato che Fidelity punterà molto sui target fund, i fondi di investimento a lungo termine. Perché?
Cosmo Schinaia. Si tratta di strumenti che possono aiutare gli investitori a raggiungere i propri obiettivi di investimento anche in contesti di volatilità dei mercati e incertezza delle economie globali, proprio come quello che stiamo affrontando oggi. La strategia di investimento dei target fund si fonda su un orizzonte temporale prestabilito che prevede una data finale, in base all’obiettivo che il cliente vuole raggiungere. Spesso i risparmiatori sono restii a assumersi maggiori rischi. Tuttavia, accettare un certo livello di rischio nel medio-lungo termine permette di ottenere rendimenti superiori in quanto è maggiore il tempo a disposizione per recuperare eventuali perdite di breve periodo. Il vantaggio di questi strumenti, infatti, è la strategia di ribilanciamento dell’esposizione agli asset più rischiosi, mano a mano che ci si avvicina alla data obiettivo, al fine di preservare il capitale e il rendimento ottenuto.

Fidelity International è impegnata anche sul fronte Esg. Perché questo interesse a livello globale sui temi della sostenibilità?
Cosmo Schinaia. Gli investitori, da quelli istituzionali ai risparmiatori finali, oggi sono sempre più attenti che il loro patrimonio sia allocato in modo responsabile e su investimenti che siano in linea con i loro valori etici. In Fidelity riteniamo sia nostra responsabilità gestire il patrimonio in modo sostenibile, sia da un punto di vista etico sia da un punto di vista di sostenibilità del rendimento nel lungo termine, e pensiamo che investire in aziende che operano con elevati standard in termini di responsabilità aziendale possa proteggere e rafforzare i ritorni degli investimenti dei nostri clienti. In questo contesto, non consideriamo la gestione Esg come un processo separato. Adottiamo, infatti, un approccio che prevede l’integrazione dei fattori Esg in tutto il processo di investimento, operando sulla base di quelli che sono i Principles for responsible investment. Secondo questi principi, nel 2018 Fidelity ha ottenuto un rating A+ in termini di integrazione Esg sia sul comparto equity sia su quello fixed income, a dimostrazione dell’impegno della società verso i propri clienti e in qualità di promotore di uno standard di integrazione di queste tematiche all’interno dell’industria.

Avete appena lanciato il FF Sustainable Water and Waste Fund. In cosa si caratterizza questo nuovo fondo?
Cosmo Schinaia. Lo scenario di un’economia sostenibile rappresenta a nostro avviso un’opportunità per gli investitori, a cui è data la possibilità di investire in quelle aziende che sapranno cogliere il cambiamento e adeguare i processi produttivi. Gli investitori potranno porsi non solo un obiettivo di rendimento in termini finanziari, ma anche quello di generare un impatto positivo per migliorare il mondo che ci circonda. Storicamente, le società di asset management si sono focalizzate sulla parte più glamour del ciclo economico: innovazione, produzione, consumi. In Fidelity pensiamo vi siano interessanti opportunità di investimento anche in quello che noi definiamo il «lato nascosto» dei consumi e del ciclo produttivo. Proprio in quest’ottica abbiamo lanciato il FF Sustainable Water&Waste Fund, un fondo che investe sul settore della gestione dell’acqua e del riciclo dei rifiuti. Vi sono alcuni elementi comuni che accomunano questi due settori: la crescente urbanizzazione a livello globale, che influenzerà la domanda di acqua potabile e richiederà migliori condizioni igienico-sanitarie; l’aumento della ricchezza e conseguentemente dei consumi, che porterà a un maggiore utilizzo di beni che richiedono un impiego intensivo di acqua per la produzione; le esigenze di realizzazione e manutenzione delle infrastrutture, sia nel mondo occidentale sia nei mercati emergenti. Un altro elemento in comune è l’incremento delle attività di outsourcing, ovvero l’esternalizzazione delle attività ad aziende specializzate che operano in questi due settori, che va nella direzione di supportare i comuni e le città nello sforzo di tenere il passo con la normativa vigente. Infine, l’acqua potabile è un bene che scarseggia sempre di più e per questo prevediamo un aumento della domanda di nuove tecnologie e soluzioni. Così come ci aspettiamo una sempre maggiore importanza della capacità di utilizzare i gas provenienti dallo smaltimento dei rifiuti come risorsa per produrre energia.

Parliamo di industria. È passato poco più di un anno dall’entrata in vigore di Mifid 2. Come giudica in generale la normativa?
Cosmo Schinaia. Da Mifid non ci aspettavamo una rivoluzione, bensì l’evoluzione di un sistema costruito su basi solide e i fatti ci stanno dando ragione. La normativa ha portato con sé la richiesta di una maggiore trasparenza sui costi e ha chiesto alle società di risparmio gestito un maggiore supporto e servizio alle reti di distribuzione, spingendo l’industria a razionalizzare la gamma di prodotto per andare verso la creazione di soluzioni di investimento su misura. Le nuove regole hanno fatto, dunque, emergere il tema della product governance che sta spingendo la maggior parte dei distributori a ridurre le case prodotto sui listini. Ma il vero impatto sull’industria lo vedremo nei prossimi mesi, quando ai clienti arriveranno i rendiconti Mifid e l’industria si troverà a giustificare le strategie di investimento poste in atto per affrontare i mercati. Questo a nostro avviso non farà che mettere sempre più al centro la figura del consulente finanziario e il suo ruolo di guida per i clienti in contesti di mercato incerti.

Cosa intende?
Cosmo Schinaia. Parliamo di gestione emotiva dei clienti verso gli investimenti. Un’esperienza di investimento positiva che, anche qualora dovesse verificarsi una performance negativa fondata sulla bontà della relazione tra consulente e cliente, permette di neutralizzare il gap tra il ritorno dell’investimento e il ritorno percepito dall’investitore. L’approccio ai mercati è spesso dettato dall’emotività più che da precise strategie di investimento; la maggior parte degli investitori guida, diciamo così, guardando nello specchietto retrovisore, affidandosi a uno strumento di investimento solo perché ha fatto bene in passato. L’investitore compra quindi spesso ai massimi, e subisce per intero la fase di calo. Questo fa sì che a fronte di una performance magari anche molto positiva dello strumento, l’esperienza concreta dell’investitore sia per lo più negativa. Una negatività che pesa sulla percezione del valore del lavoro dell’asset manager e del consulente. È in queste occasioni che il consulente crea valore per il cliente, riparandolo dagli errori più comuni e facendo valere la sua conoscenza degli strumenti di investimento.

Quali altre caratteristiche deve avere un consulente finanziario per essere realmente di supporto al cliente in uno scenario di mercato difficile?
Cosmo Schinaia. Deve conoscere a fondo gli strumenti, per aiutare il cliente a non cadere nella trappola di soluzioni in cui magari il portafoglio non corrisponde “all’etichetta”. Pensiamo per esempio a soluzioni azionarie dichiaratamente globali, ma che in realtà sono largamente sovrappesate su un singolo settore, ad esempio l’It. Quando l’indice settoriale diverge in modo importante da quello globale, ci troviamo di nuovo di fronte a un momento di criticità che solo un consulente abile e preparato può gestire. Ancora, sarà sempre più importante cogliere i trend del futuro e, vista l’abituale allergia degli investitori italiani a puntare su investimenti di lungo periodo, ancora una volta emergerà il valore del consulente, che potrà guidare l’investitore e spostare la sua attenzione dalla volatilità del momento a opportunità di ritorni.

A cura di Nino Gavioli

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