Giappone, i progressi nella corporate governance rendono le aziende più investibili Q&A

T. Rowe Price: i progressi nella corporate governace

T. Rowe Price: La corporate governance giapponese è per voi un tema di particolare rilievo in questo momento? Perché?

 

Uno dei risultati più significativi della politica economica nota come “Abenomics”, dal nome dell’ex primo ministro Shinzo Abe, è stato il miglioramento degli standard di corporate governance nelle aziende giapponesi. La priorità data dal Governo alla riforma del settore corporate – linea perseguita con il medesimo impegno anche dal nuovo premier Yoshihide Suga – è stata decisiva per migliorare la redditività e la performance delle aziende nipponiche, così come i rendimenti per gli investitori. La misurazione dell’impatto positivo delle riforme sulla governance e sulle normative non è una scienza esatta. Tuttavia, un aspetto chiave dei progressi registrati in Giappone è stata l’introduzione dei codici di stewardship e di corporate governance, rispettivamente nel 2014 e nel 2015. Queste nuove linee guida normative hanno assicurato un contesto concretamente favorevole per l’avanzamento delle aziende giapponesi – una tabella di marcia per diventare più produttive economicamente, competitive a livello globale e meglio posizionate per attrarre investimenti internazionali.

La recente revisione dello Stewardship Code e del Corporate Governance Code, rispettivamente nel 2020 e nel 2021, costituisce una buona occasione per fare il punto dei progressi fatti e delle prospettive. • Quali gli sviluppi più recenti? Sono molte le richieste e spinte in favore di nomine di donne nei Consigli di Amministrazione, progressi nella diversity e più indipendenza nei Board I codici di governance giapponesi includono riferimenti diretti alla diversity, e stabiliscono chiaramente che nei Board ci deve essere un certo grado di diversity di genere e internazionale, per garantire che possano operare efficacemente. I livelli di indipendenza dei Board continuano a rappresentare un tema di importanza crescente in Giappone.

Ad oggi, i codici di governance prevedono una maggiore presenza di direttori esterni nei Consigli di Amministrazione delle società giapponesi (sono richiesti almeno due direttori indipendenti, ed è raccomandato un livello di rappresentanza di almeno un terzo), e una diversity migliore sia a livello di senior management che di Consiglio di Amministrazione. Si è registrato un notevole aumento della percentuale complessiva di direttori indipendenti sul totale di tutti i direttori delle aziende in Giappone, che è passata dal 27% del 2019 al 36% del 2020. • I manager sono cauti nell’imporre il cambiamento nelle aziende giapponesi? Per esempio, se si richiede di nominare una donna e/o un membro indipendente nel CdA, c’è il pericolo che si tratti di un fenomeno di “tokenism” o il numero di direttori indipendenti qualificati (sia uomini che donne) è sufficiente affinché il cambiamento sia davvero efficace?

In T. Rowe Price abbiamo formalizzato la nostra politica di diversity di genere, il cui principio fondamentale è il voto contro qualsiasi azienda giapponese senza rappresentanze femminili nel Board. In questo settore i progressi sono lenti, ma qualche passo avanti è stato fatto – la percentuale di aziende giapponesi senza un solo direttore o funzionario donna, per esempio, si è ridotta dal 55% del 2019 al 50% del 2020. Questa rimane una priorità chiave per il Governo, con requisiti normativi sempre più stringenti. Nel nostro voto e nella nostra attività di engagement diamo priorità all’indipendenza dei direttori: sebbene l’aumento della percentuale di amministratori indipendenti sia certamente positivo, esso non basta da solo. Riteniamo che siano necessario un approccio più olistico, che guardi all’intera struttura di governance di un’azienda, e un Board che agisca nell’interesse di lungo termine degli azionisti. • Qual è l’impatto sul vostro processo d’investimento e sulle prospettive delle azioni giapponesi? L’attenzione alla riforma del settore corporate è stata cruciale per l’aumento degli utili e della redditività delle aziende registrato nell’ultimo decennio.

Assistiamo a un cambiamento nel modo in cui le società giapponesi gestiscono i propri bilanci. Invece di mantenerli difensivi e inefficienti con grandi scorte di liquidità, le aziende stanno impiegando le loro notevoli riserve riacquistando azioni e pagando dividendi più alti. Questo focus sul miglioramento dei rendimenti per gli azionisti rappresenta un cambiamento di mentalità significativo per le aziende nipponiche, che rende il settore corporate giapponese molto più attraente e investibile. La qualità delle aziende nipponiche, sia in termini di standard di governance che di rendimento per gli investitori, continua a migliorare rapidamente, colmando il divario con i mercati azionari europei e statunitensi. Negli ultimi cinque anni, per esempio, la redditività del capitale delle aziende giapponesi è quasi raddoppiata. Crediamo che questi miglioramenti non faranno che aumentare, creando sia rischi che opportunità per le aziende che mantengono il ritmo del cambiamento – o invece non riescono a tenere il passo.

Un approccio di gestione attiva può essere rapido nell’identificare questi potenziali vincitori e vinti e, a propria volta, allocare gli investimenti in portafoglio di conseguenza. • Vi sono altri sviluppi nella corporate governance giapponese da sottolineare? I grandi investitori istituzionali, e un numero crescente di attivisti, si stanno concentrando sempre di più sul cambiamento climatico, non solo in Giappone ma a livello globale.

Alla luce di questo trend, a ottobre 2020 il Governo giapponese ha fissato ambiziosi obiettivi di emissioni zero per i prossimi decenni. Di conseguenza, stiamo assistendo a un chiaro aumento della disclosure sulle emissioni da parte delle aziende giapponesi, non ancora ai livelli europei, ma comunque all’interno di una tendenza al miglioramento. Detto questo, il nostro engagement con le aziende giapponesi sulla disclosure ESG svela un interessante paradosso. Mentre il Giappone è nelle prime posizioni a livello globale per quanto riguarda il numero di aziende parte della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) – un riferimento riconosciuto a livello globale – fino al recente annuncio sull’obiettivo delle emissioni net zero, la maggior parte delle aziende ha mostrato un livello di disclosure piuttosto mediocre, sia in termini di livello di dettaglio che di mancanza di elementi su cui intervenire.

 

Con Archibald Ciganer, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV – Japanese Equity, T. Rowe Price

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