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Ftse Mib sotto pressione: i fattori che alimentano il sentiment “risk-off”

Nell’ultima seduta della settimana, le Borse europee hanno continuato a registrare perdite, seguendo i segnali negativi provenienti da Wall Street nelle sessioni precedenti.

Impatto di Wall Street sulle Borse UE

I principali indici statunitensi hanno mostrato un’accelerazione al ribasso, chiudendo gli scambi vicino ai minimi intraday con una diminuzione di circa un punto e mezzo percentuale.

Di conseguenza, i mercati azionari europei hanno risentito di questa tendenza, con il Ftse100 che ha registrato una diminuzione dell’1,05%, il Cac40 dell’1,35% e il Dax dell’1,52%.

Ftse Mib sotto pressione

Il Ftse Mib si è posizionato come il peggiore in Europa, registrando un calo dell’1,64% e scendendo appena sotto i 33.900 punti, circa 1.000 punti in meno rispetto ai massimi toccati la settimana precedente.

Le vendite hanno interessato principalmente le blue chip, concentrandosi soprattutto nel settore bancario e finanziario, con perdite che hanno raggiunto anche il 3%.

Performance di ENI

Tuttavia, ENI si è distinta positivamente conquistando la prima posizione tra le blue chip, con un aumento di circa un punto percentuale.

Questo è stato supportato dalla decisione del Consiglio di Amministrazione di proporre all’assemblea del 15 maggio un piano di buy-back da 1,1 miliardi di euro, con la possibilità di aumentarlo fino a 3,5 miliardi di euro.

Tensioni geopolitiche e mercati

Le tensioni geopolitiche hanno ulteriormente messo sotto pressione i mercati azionari, con l’escalation degli eventi come l’attacco di Israele al consolato iraniano di Damasco e la decisione degli Emirati Arabi Uniti di sospendere i rapporti diplomatici con Israele.

Focus sui dati USA e sulla Fed

L’attenzione si è poi concentrata sull’aggiornamento macroeconomico previsto nel primo pomeriggio negli Stati Uniti, in particolare sul report sul mercato del lavoro relativo al mese di marzo.

Si prevede che il tasso di disoccupazione rimanga stabile al 3,9%, mentre il numero di nuovi occupati nel settore non agricolo dovrebbe diminuire da 275.000 a 205.000 unità.

Gli analisti di Unicredit Research suggeriscono di non trarre conclusioni precipitose dalla reazione odierna dei mercati ai dati macroeconomici USA, poiché ci sono altri tre comunicati sull’inflazione previsti prima della riunione del FOMC del 12 giugno.

Leggi qui l’articolo completo.

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