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Focus sui mercati: cosa aspettarsi dal mese di settembre?

Ci troviamo alle soglie di una nuova era, che interessa tutto il mondo: cosa asdettarsi dal mese di settembre? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza con l’outlook proposto da Hans-Jörg Naumer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors.

Il quadro geopolitico mondiale sta mutando radicalmente. La deglobalizzazione prende piede. La popolazione mondiale aumenta ma invecchia e i tassi di crescita rallentano. I baby boomer vanno in pensione. Già dal 2013 le persone che lasciano il mondo del lavoro nei Paesi industrializzati sono più di quelle che vi entrano. La forza lavoro diminuisce, come indicano anche i recenti dati sull’occupazione USA.

L’inflazione – un fantasma che da tempo non faceva la sua comparsa – è tornata in grande stile e costringe le banche centrali di tutto il mondo a intervenire, che lo vogliano o meno di fronte all’indebolimento dei dati economici. La Federal Reserve (Fed) degli Stati Uniti e la Banca Centrale Europea (BCE) sono state sorprendentemente chiare sul fatto che la lotta all‘inflazione ha precedenza persino sulla crescita.

La prima e sinora unica fase di tassi di interesse (nominali) negativi si è bruscamente conclusa. Ora gli investitori devono fare i conti con rendimenti reali (depurati dell’inflazione) inferiori allo zero. E mentre i dati economici vengono passati al microscopio alla ricerca di tendenze recessive o persino di stagflazione, si va delineando una nuova fase di crescita a lungo termine che ci traghetta verso la neutralità climatica. Una nuova era.

Già da ora si può distinguere chi sarà premiato e chi sarà penalizzato dalla decarbonizzazione. Il conflitto in Ucraina e i conseguenti problemi alle forniture di gas rappresentano un catalizzatore per la transizione a un’economia mondiale neutrale in termini di emissioni di gas serra, così come per la deglobalizzazione.

Un trend già accelerato dalla digitalizzazione (che rende più economico far fare un lavoro a dei robot sul suolo nazionale piuttosto che affidarlo a personale all’estero) e dalla fragilità delle filiere, e ora sostenuto anche dalle tensioni geopolitiche.

Tutto considerato, l’inflazione sembra destinata a restare. Un’altra caratteristica di questa nuova era.

In presenza di rendimenti nominali bassi e rendimenti reali negativi, è difficile difendere anche solo il potere di acquisto del capitale investito. Senza rischiare un po’, ad esempio investendo nelle azioni, non si va molto lontano. In passato le azioni hanno evidenziato un buon andamento in presenza di inflazione. Ma a rendimenti più elevati corrispondono anche rischi maggiori. E i rischi non sono certo diminuiti: l’economia rallenta, mentre le banche centrali lottano contro l’inflazione e potrebbero continuare ad alzare i tassi, fatta eccezione per l’autorità monetaria cinese. E poi naturalmente c’è la situazione
geopolitica.

È arrivato il momento di rivedere la composizione degli investimenti a medio-lungo termine e posizionarsi sui segmenti che beneficiano della svolta in atto verso una nuova era.

Focus sui mercati

Allocazione tattica: azioni e obbligazioni

  • Le condizioni generali dell’economia rimangono incerte. Lo si evince anche dalle stime di consensus. Le attese inflazionistiche per l’anno in corso e per il prossimo sono sempre più elevate in tutte le aree geografiche, e gli economisti rivedono al ribasso le previsioni di crescita.
  • In base ai nostri indicatori proprietari sul rischio di recessione, le probabilità di una recessione negli Stati Uniti sono nettamente aumentate, anche se il mercato del lavoro USA è tuttora molto solido.
  • Difficilmente questo influenzerà la politica monetaria, soprattutto quella della Fed. Le banche centrali sanno che devono riacquistare credibilità, dato che per diverso tempo hanno parlato di inflazione “temporanea”. Di conseguenza, c’è ancora molto da fare sul fronte dei tassi.
  • A breve termine, in ottica tattica, il quadro generale suggerisce tuttora di sottopesare le azioni in base alle considerazioni sui rischi.

Azioni

  • Le valutazioni delle azioni e delle obbligazioni, sia governative che societarie, sono migliorate sotto diversi punti di vista, ma risultano tuttora molto eterogenee.
  • Quindi le azioni dell’area euro, del Regno Unito e dei Paesi emergenti possono essere considerate sottovalutate. Negli ultimi mesi, le valutazioni dell’azionario USA hanno invece evidenziato una flessione inferiore, motivo per cui tale mercato appare tuttora sopravvalutato. Nel complesso, sui mercati azionari globali il numero di titoli sopravvalutati è decisamente diminuito.
  • La riduzione delle attese eccessive circa gli utili aziendali a tre e cinque anni dovrebbe evitare gravi delusioni.

Obbligazioni

  • Dopo la lunga fase di tassi nominali negativi, ora la financial repression prosegue con un periodo di tassi reali negativi.
  • L’inflazione si sta radicando. I tassi core che escludono i prezzi di energia e generi alimentari continuano a salire senza sosta.
  • Le condizioni di finanziamento sono peggiorate a livello mondiale, soprattutto nei Paesi emergenti.
  • Per quanto riguarda i titoli governativi, l’aumento dei rendimenti dei mesi scorsi ha comportato un più modesto miglioramento delle valutazioni. In generale i rendimenti delle obbligazioni governative non sono più in territorio negativo, ma si attestano comunque su livelli contenuti, soprattutto alla luce dell’inflazione. A fronte dell’evoluzione dell’inflazione e della prevedibile politica monetaria si privilegiano le scadenze brevi, che sono meno esposte al rischio di duration.
  • Nell’Eurozona gli investimenti dovrebbero concentrarsi sugli Stati core.

Valute

  • In base ai nostri modelli proprietari il dollaro USA è sopravvalutato (in alcuni casi anche di molto) rispetto alle principali valute dei Paesi industrializzati ed emergenti.
  • In ogni caso, la linea restrittiva della Fed dovrebbe supportarlo ulteriormente.
  • Inoltre, data l’attuale incertezza, l’USD potrebbe beneficiare ancora delle sue qualità di “bene rifugio”, al pari del franco svizzero. Un altro fattore che dovrebbe continuare a sostenerlo

Materie prime

  • Sulle commodity si privilegia un posizionamento tattico neutrale. Il settore dell’energia beneficia dell’aumento dei prezzi e della scarsità di energia, poiché ci sono restrizioni sul fronte dell’offerta.
  • Tuttavia, il settore risente dell’aumento dei tassi, del rafforzamento del dollaro USA e dei crescenti timori di recessione.
  • La decarbonizzazione dell’economia mondiale dovrebbe offrire opportunità in termini di investimenti nell’efficienza energetica e di transizione alle energie da fonti rinnovabili, indipendentemente dalle tempistiche.

Commento a cura di Hans-Jörg Naumer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors

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