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Enpaia punta sui fondi SRI

 Tratto da Asset Management febbraio 2021

L’ ente nazionale di previdenza per gli addetti impiegati in agricoltura, 44mila iscritti, gestisce un patrimonio che ai valori di mercato nel 2019 si è assestato a 2,25 miliardi di euro.

 

Nel 2020 ha aumento l’esposizione in investimenti sostenibili L’ Nino Gavioli Enpaia, Ente nazionale di previdenza per gli addetti impiegati in agricoltura, è la cassa di previdenza del settore agricolo e ha una platea di oltre 9mila aziende che annualmente danno impiego a più di 44mila persone tra dirigenti, quadri ed impiegati. Per saperne di più, in particolare per quanto riguarda la strutturazione della Fondazione e gli investimenti in portafoglio abbiamo intervistato il direttore generale, Roberto Diacetti. Come funziona Enpaia? La Fondazione è organizzata in due distinte gestioni previdenziali: quella ordinaria, costituita dal Fondo per il trattamento di fine rapporto, dal Fondo di Previdenza e dal Fondo Assicurazione contro gli infortuni professionali ed extra-professionali; e quella speciale, rappresentata dal Fondo di accantonamento del trattamento di quiescenza dei dipendenti dei consorzi di bonifica. Inoltre Enpaia, oltre ad amministrare due gestioni separate di previdenza obbligatoria finalizzate all’erogazione dei trattamenti previdenziali di primo pilastro per i Periti Agrari e gli Agrotecnici, gestisce anche il Fondo pensione integrativo del primo pilastro Agrifondo e svolge attività di service anche per i fondi sanitari Fia e Fis.

Quanti sono gli iscritti e come si suddividono? Complessivamente, ad oggi, tra gestione ordinaria e gestioni separate gli iscritti sono stati oltre 44mila. Mentre la Gestione Speciale conta 123 Consorzi di Bonifica iscritti che impiegano circa 7mila dipendenti. Nel Roberto Diacetti direttore generale di Enpaia 2021 Gennaio / Febbraio 47 2019 il 54% degli iscritti è composto da uomini, mentre il 46% sono donne, ma queste risultano in crescita di un punto percentuale rispetto al 2018 mentre gli uomini calano nella stessa misura. Inoltre, le donne rappresentano il genere dominante nelle classi di età fino a 50 anni; mentre tra gli iscritti con più di 50 anni si registra una netta prevalenza di uomini. L’Emilia Romagna è la regione con il maggior numero di iscritti attivi (oltre 6.000), seguita da Veneto, Toscana e Lombardia. A quanto ammonta il patrimonio che gestite? Il patrimonio a valori di mercato nel 2019 si è assestato a 2.25 miliardi di euro, in crescita del 3,3% rispetto al 2018. Il risultato della gestione finanziaria nello stesso anno ha prodotto proventi netti per oltre 41 milioni di euro, generando un rendimento netto del +2,7%. Nel 2020 il rendimento ha superato la quota del 3%, risultato assai soddisfacente considerato il modesto grado di rischio degli investimenti.

Mentre per quanto riguarda la gestione immobiliare, a fine 2019, il valore di mercato del patrimonio è stato di circa 625 milioni, allocato per il 49% in immobili ad uso residenziale e per il 47% in strutture non residenziali; con un risultato in crescita del 12,4% rispetto al 2018 dovuto soprattutto ad un aumento delle vendite di immobili residenziali che hanno determinato una significativa plusvalenza. Quali sono le scelte d’investimento che avete fatto in questo periodo nel quale i titoli di Stato offrono rendimenti sempre più bassi? Nel corso del 2020 la Fondazione ha effettuato investimenti sia nel comparto liquido che in quello illiquido. Negli investimenti liquidi si è aumentata l’esposizione sull’azionario globale in particolar modo nel continente asiatico, mentre nell’obbligazionario si è ridotta l’esposizione ai titoli governativi incominciando ad accumulare investimenti a tasso variabile. È stata aumentata, inoltre, l’esposizione anche nell’asset class alternativo liquido. Per quanto riguarda il comparto illiquido, invece, si è proseguito ad investire nei fondi alternativi Fia, con una maggiore attenzione al comparto infrastrutture, includendo anche quelle di debito.

Qual è la composizione del portafoglio? Il portafoglio è composto da un 60% di esposizione obbligazionaria e monetaria, da un 30% di esposizione azionaria e da un 10% di Fia. Quest’ultimo è un portafoglio giovane, quindi il 10% rappresenta la parte ritirata non quella sottoscritta che ammonta al momento a 250 milioni di euro. È cambiato in conseguenza della pandemia da Covid? No. La pandemia ha solo accelerato dei macro trend già in corso previsti dalla nostra asset allocation. I principali sono: aumento dell’esposizione in investimenti alternativi; aumento nell’uso di fondi Sriin tutte le asset class; aumento dell’esposizione sui mercati asiatici. Quanto peso date agli investimenti Esg? Il peso è sempre maggiore, considerata la crescente importanza attribuita dagli investitori alle imprese sustainable. Nel caso dei fondi alternativi, poi, i rendimenti dei prodotti che investono nelle energie rinnovabili sono particolarmente interessanti.

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