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È stata la mano di Amazon

In aprile i mercati finanziari hanno ripreso a correggere sulle notizie negative riguardanti l’inflazione, la
guerra in Ucraina e i lock-down in Cina necessari ad arginare il Covid. Le stime sugli utili attesi delle aziende quotate sono ancora interessanti, anche se a livello settoriale presentano forti divergenze.

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Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team GAM

Il generale deterioramento per i problemi legati alle catene di approvvigionamento e per le prospettive sfavorevoli di crescita globale ha spinto i mercati azionari a rivedere i minimi dell’anno in aprile. La forte preoccupazione che la politica monetaria restrittiva delle Banche Centrali, utile a combattere l’inflazione, possa contribuire al rallentamento economico ha fatto sì che gli indicatori di sentiment evidenziassero un estremo pessimismo sull’evoluzione dei mercati finanziari. L’ISM manifatturiero americano di aprile, pubblicato lunedì scorso, ha deluso, confermando le apprensioni, ma a destare maggiori preoccupazioni è il dato sui nuovi ordini, poiché segnala come il deterioramento possa pro seguire nei prossimi mesi. Anche a livello microeconomico, attraverso la campagna delle trimestrali, stiamo ottenendo informazioni interessanti. Nel primo trimestre dell’anno il tasso di crescita degli utili su base annua delle aziende dello S&P 500 è del 7,1%, inferiore al tasso medio a 10 anni che è dell’8,8%. Il dato più basso può essere in parte attribuito alla difficile situazione macroeconomica, ma soprattutto al confronto con il primo trimestre del 2021 che aveva segnato un risultato molto elevato e soprattutto anomalo, a seguito della fine dei lock-down. Inoltre, il risultato di Amazon che ha riportato il 28 aprile, deludendo le aspettative con una perdita per azione di 7,56$, ha un impatto notevole sul dato finale.


Se escludessimo Amazon dal computo la crescita degli utili per lo S&P 500 passerebbe dal 7,1% al 10,1%. Se allarghiamo l’analisi e passiamo ad osservare le valutazioni azionarie americane ed
europee a livello settoriale, possiamo constatare una notevole divergenza presente sul mercato. In entrambe le regioni i titoli energetici risultano decisamente sottovalutati rispetto alla loro media storica. In particolare, in Europa il settore si trova nel primo percentile, il p/e attuale è 6 mentre la mediana dal 2007 ad oggi è a 11.


Negli Stati Uniti i materials sono ancora a buon mercato e i semiconduttori sono vicini alla mediana. In Europa ci sono molte più opportunità, scontiamo le notizie negative sulla guerra e la vicinanza al conflitto ci rende più vulnerabili sulle prospettive di crescita economica. Risultano essere ancora molto interessanti le Banche e il settore automobilistico che oggi prezza soltanto 5,7 volte gli utili attesi. Sono particolarmente cari invece i settori più difensivi, quelli che proteggono nelle fasi di incertezza come quella che stiamo attraversando, quindi i consumer staples, il food and beverage e le utilities. Valutazioni storicamente così elevate potrebbero però nel prossimo futuro riservare sorprese negative e pertanto molti di questi titoli rientrare dagli eccessi odierni.

A cura di Massimo De Palma, Head of Multi Asset Team GAM

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