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La Cina abbassa i tassi d’interesse: quale impatto sull’Europa?

La Banca Popolare di Cina ha recentemente annunciato nuovi tagli al tasso di riferimento per i mutui, riducendo ulteriormente il costo del denaro.

Il taglio, superiore alle aspettative degli esperti internazionali, ammonta a 25 punti base. In particolare, gli esperti si attendevano un taglio più moderato o il mantenimento dei tassi correnti.

Alta inflazione e tassi d’interesse

Negli ultimi due anni, mentre Europa e Stati Uniti affrontavano la crisi inflazionistica globale con strategie protezioniste e aumenti dei tassi di interesse, la situazione in Cina e in altri grandi esportatori asiatici si presentava in modo diverso.

Qui, un’alta inflazione poteva essere vista come un vantaggio, stimolando la domanda di prodotti competitivi sia a livello nazionale che internazionale e agevolando il rimborso del debito in un contesto di elevato indebitamento pubblico e privato.

Tuttavia, la Cina si trova ad affrontare una grave crisi immobiliare che ha coinvolto aziende come Evergrande, uno dei giganti del settore, con debiti per oltre 305 miliardi di dollari e rischi di fallimento che potrebbero coinvolgere altre imprese e banche nel paese.

I provvedimenti della Cina

Per contrastare questa crisi, il governo cinese ha adottato misure anti-debito e la Banca Popolare di Cina ha abbassato i tassi di interesse per stimolare la domanda di credito.

Il recente taglio ai tassi di riferimento per i mutui, annunciato il 20 febbraio, è stato del 3,95%, superando le previsioni degli esperti. Questa mossa, insieme al mantenimento dei tassi sui prestiti a medio termine, riflette l’obiettivo del governo e della banca centrale di favorire l’immissione di liquidità nell’economia.

Allo stesso tempo, sono state adottate altre misure, come il taglio dei requisiti di riserva per le banche commerciali e l’incremento dei finanziamenti alle piccole imprese agricole, per sostenere l’economia interna.

In aggiunta alle questioni economiche, la Cina è impegnata anche nelle tensioni geopolitiche dell’area del Pacifico, con particolare attenzione alle mosse dell’Australia nel rinnovare la propria flotta militare, un investimento di notevole portata che potrebbe influenzare gli equilibri regionali.

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