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Titoli growth, materie prime e altri driver che guideranno il 2023

Il 2022 sarà ricordato come un anno difficile per i mercati finanziari. La maggior parte delle asset class ha chiuso in perdita e i titoli growth hanno sofferto in modo particolare. Le società a crescita elevata hanno raggiunto valutazioni estreme a fine 2021, sostenute da un contesto di bassa crescita e dalla convinzione che i tassi d’interesse dei mercati sviluppati sarebbero rimasti bassi “per sempre”. Ma le problematiche causate dalla pandemia che hanno interessato i mercati del lavoro, le catene di approvvigionamento e i mercati delle materie prime, e a cui è seguita la guerra in Ucraina, hanno messo fine al contesto di bassa inflazione, spezzando il paradigma in cui gli investitori hanno vissuto per decenni.  

Alexandre Narboni Comgest titoli growth
Alexandre Narboni, Comgest

Nonostante i conseguenti cali delle valutazioni, siamo stati complessivamente soddisfatti del livello di crescita e resilienza degli utili delle società presenti nel portafoglio. Il nuovo farmaco di Eli Lilly per la cura del diabete, Mounjaro, lanciato a metà anno, ha avuto un ottimo esordio. Inoltre, grazie ai notevoli risultati nella riduzione del peso ottenuti nella sperimentazione clinica, il farmaco è ben posizionato per essere approvato anche per il trattamento dell’obesità. Questa malattia colpisce oltre 650 milioni di persone in tutto il mondo e si prevede che diventerà un mercato enorme nei prossimi dieci anni. AIA ha ottenuto buoni risultati rispetto ai concorrenti in un contesto difficile per il settore assicurativo in Cina e in tutto il sud-est asiatico. Il titolo ha messo a segno un rimbalzo nel quarto trimestre, ai primi segnali di allentamento della politica anti-Covid della Cina.  

Guardando al futuro, sul fronte positivo segnaliamo che la media delle valutazioni delle società in portafoglio è già diminuita significativamente (in alcuni casi, il rapporto prezzo/utili è sceso di oltre il 50%). Il mercato è piuttosto pessimista riguardo al 2023 e la maggior parte degli operatori si aspetta una recessione.  

Sul fronte opposto, invece, le previsioni dal lato dell’offerta sulla crescita degli utili (+7% per l’indice di riferimento escluse le materie prime) sono ancora ottimistiche e sono incoerenti con uno scenario recessivo. Vi è inoltre una sorta di diffusa aspettativa di un placido ritorno dell’inflazione al livello del 2-3% entro la fine del 2023, che potrebbe non concretizzarsi.   

È nostra opinione che, in condizioni economiche più sfavorevoli, il mercato inizierà a concentrarsi di meno sui tassi d’interesse e di più sulla qualità, sulla resilienza degli utili e sulla visibilità della crescita. Siamo fermamente convinti che il profilo degli utili del portafoglio sia significativamente più resiliente e strutturale rispetto alla media del mercato.  

Come investitori a lungo termine, guardiamo con entusiasmo alle prospettive a lungo termine delle società presenti in portafoglio. Siamo pronti a cogliere le opportunità che la futura volatilità del mercato potrebbe offrire per rafforzare le posizioni esistenti o avviare nuove posizioni in un piccolo gruppo selezionato di titoli growth e di alta qualità che monitoriamo da parecchi anni.

A cura di Alexandre Narboni, Gestore del fondo Comgest Growth Global  

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