Taiwan: il potenziale beneficiario delle catene di fornitura globali

Taiwan, nota anche come Repubblica di Cina (ROC), è un piccolo Stato insulare nel Mar Cinese Meridionale che si trova a meno di 100 miglia dalla provincia di Fujian della Cina continentale.
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Taiwan, nota anche come Repubblica di Cina (ROC), è un piccolo Stato insulare nel Mar Cinese Meridionale che si trova a meno di 100 miglia dalla provincia di Fujian della Cina continentale. Il Partito comunista (PCC) di Pechino considera Taiwan una “provincia rinnegata” e la maggior parte dei paesi del mondo aderisce alla cosiddetta Politica di una sola Cina, intrattenendo legami culturali, economici e persino militari informali con Taiwan, ma riconoscendo sul piano diplomatico solo il PCC quale unico governo legittimo della Cina. Questo è lo status quo da oltre settant’anni e una realtà quotidiana a Taiwan. Ciò non ha impedito al paese di ottenere straordinari successi nel suo sviluppo politico ed economico.

Dopo la Guerra civile cinese e la creazione della Repubblica popolare cinese (RPC) il 1° ottobre 1949, lo sconfitto Kuomintang (KMT) si ritirò a Taiwan e governò l’isola con il pugno di ferro per decenni. Il governo di Taiwan ha iniziato a introdurre elementi di democrazia solo negli anni ’80 e nei primi anni ’90. Oggi Taiwan ha un “sistema democratico vivace e competitivo”, con un punteggio di 94 su 100 nella valutazione della Freedom House, ed è l’unico paese nell’area del Mar Cinese Meridionale ad essere considerato “libero”. Il KMT rimane un’importate forza politica; l’altra è il Partito democratico progressista (PDP), da cui proviene la presidente Tsai Ing-wen e che attualmente guida anche la coalizione di maggioranza progressista all’assemblea legislativa. Tsai è stata rieletta per un secondo mandato nel gennaio 2020.

Insieme a Hong Kong, Singapore e Corea del Sud, Taiwan è una delle quattro Tigri asiatiche che hanno realizzato progressi economici eccezionali in un breve periodo di tempo. Per il 2022 l’ufficio statistico di Taiwan stima un PIL pro capite di quasi 35.000 dollari, pari a oltre il triplo della media mondiale e più o meno in linea con quello di paesi come Spagna, Italia e Francia.

Specializzazione e dipendenza

Un pilastro fondamentale di questo successo è la forza di Taiwan nell’innovazione e nella leadership tecnologica. Il paese spende il 3,5% circa del proprio PIL in attività di ricerca e sviluppo (R&S) – superato in questo solo da Israele e Corea – e vanta uno dei tassi di produttività del lavoro più elevati al mondo. Con poche eccezioni, i taiwanesi dedicano al lavoro molto più tempo degli abitanti di altri paesi: oltre 2.000 ore nel 2020.

Taiwan è ai primi posti nell’indice Ease of Doing Business, di nuovo davanti a colossi dell’economia come Germania, Francia e Italia. Il governo è particolarmente dedito a sostenere gli investimenti diretti esteri (IDE) e cerca di “far leva sui punti di forza di Taiwan nella tecnologia avanzata, nella produzione manifatturiera e nell’attività di R&S.

Per apprezzare l’importanza della tecnologia per il paese è utile esaminare il profilo commerciale di Taiwan. I beni ad alta tecnologia come le attrezzature e i macchinari elettrici, gli apparecchi meccanici e, in misura minore, le attrezzature ottiche e mediche rappresentano più di due terzi delle esportazioni taiwanesi. Il totale delle esportazioni di beni si è attestato a 347 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono ammontate a 287 miliardi di dollari. In confronto, il commercio di servizi è insignificante, con esportazioni pari a poco più di 41 miliardi di dollari e importazioni per 38 miliardi di dollari.

Fonte: UK Department for International Trade, 31 dicembre 2021

Il paese è indubbiamente soggetto a rischi di concentrazione nel settore tecnologico, soprattutto perché le esportazioni rappresentano una quota elevata del PIL. Le esportazioni possono rivelarsi alquanto iimprevedibili e sono naturalmente influenzate da fattori che esulano in gran parte dal controllo del governo. D’altra parte, i consumi privati – di solito una componente più stabile della crescita – costituiscono solo il 44% del PIL di Taiwan.

Il governo è consapevole dei benefici associati a una diversificazione della sua economia e, a tale scopo, promuove attivamente una serie di partnership con settori strategici; ciò comprende anche sovvenzioni per le spese di R&S delle joint venture di Taiwan con soggetti esteri e il programma “5+2 Innovative Industries”. Alcuni dei settori interessati, non direttamente collegati all’attuale mix economico di Taiwan, sono la biomedicina, l’Internet of Things, l’energia verde e l’economia circolare. Nonostante i decenni di stallo diplomatico con la RPC, la maggior parte dei settori di Taiwan accetta gli investimenti provenienti dalla Cina continentale; fanno eccezione i settori sensibili considerati rilevanti per la sicurezza nazionale.

La Cina è di gran lunga il più importante partner commerciale di Taiwan, con una quota di oltre il 26% del commercio totale. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti con il 13%, seguiti da Giappone (11%), Unione Europea e Hong Kong (entrambi all’8%).

Anche se una maggiore diversificazione gioverebbe probabilmente al paese, Taiwan ha saputo sfruttare con successo il proprio vantaggio comparato basato sulle competenze, focalizzandosi per lo più sull’elettronica.

Un paese idealmente posizionato per beneficiare del ripensamento delle catene di fornitura globali

La prosperità economica di Taiwan dipende dal resto del mondo. Che si tratti dell’importazione di materie prime per lo più carenti a livello locale, del turismo o della sua dipendenza dall’esportazione di circuiti elettronici e semiconduttori, il paese ha bisogno di una robusta economia globale e di meccanismi commerciali funzionanti. Tuttavia, è vero anche l’opposto, in misura persino maggiore. Il mondo, per molti versi, dipende da Taiwan.

Quest’ultima occupa una posizione senza eguali nella catena di fornitura globale da numerosi punti di vista. Il più importante è il suo peso dominante nel settore dei semiconduttori. Vi sono tuttavia altri fattori in gioco che contribuiscono a ridurre il rischio derivante al paese dall’elevata specializzazione e creano opportunità durevoli e di grande valore.

Posizione geografica strategica e importanza geopolitica

Per iniziare con l’ovvio, la posizione di Taiwan costituisce un fattore di rischio di fronte alla potenza militare e alla crescente assertività della Cina sulla scena globale. Al contempo, paradossalmente, potrebbe rivelarsi anche un’assicurazione sulla vita e il principale asset intangibile di Taiwan.

Lo Stato insulare si trova di poco al largo delle coste della seconda economia mondiale, chiudendo il margine nord-orientale del Mar Cinese Meridionale. Secondo i calcoli dell’Australian Strategic Policy Institute, circa un terzo della navigazione globale – e dunque quasi un quarto dell’intero commercio globale in termini di volumi – passa attraverso queste acque.10 Situata tra il Giappone, la principale nazione commerciale nel nord-est, e Singapore, che ospita il secondo porto per navi container più grande del mondo a sud, Taiwan collega due delle destinazioni più importanti per l’economia mondiale. Da Singapore le navi si dirigono verso l’India e il Medio Oriente o verso l’Europa attraverso il canale di Suez.

Taiwan è situata lungo una delle rotte commerciali più importanti del mondo

Taiwan è situata lungo una delle rotte commerciali più importanti del mondo.
Fonte: Marine Traffic, consultato il 20 gennaio 2022 alle ore 14.07 GMT, solo petroliere.

Taiwan ha inoltre due porti tra i più grandi del mondo, Kao-hsiung e Taipei. Gli operatori taiwanesi di navi, in particolare Evergreen, Yang Ming Marine e Wan Hai, controllano oltre il 10% della capacità globale di container.

Anche un piccolo contrattempo lungo una delle rotte commerciali marittime più trafficate può avere un impatto negativo sostanziale sul commercio e sull’economia mondiale. Le due maggiori superpotenze mondiali, Stati Uniti e Cina, hanno un interesse vitale a che le operazioni nello Stretto di Taiwan e intorno ad esso si svolgano senza intoppi, e questo include necessariamente la stabilità e la sicurezza di Taiwan. Taiwan, dal canto suo, esercita un notevole soft power data la sua delicata posizione nel Mar Cinese Meridionale.

Nel complesso, riteniamo che i fattori di cui sopra costituiscano punti di forza strategici e durevoli per l’economia taiwanese, perché la posizione geografica è immutabile e molte considerazioni politiche ed economiche che la riguardano sono lì da decenni. Per quanto i toni della Cina siano diventati più intransigenti e le violazioni dello spazio aereo

e altre provocazioni si siano fatte più frequenti negli ultimi anni, ciò è coerente con il quadro generale di una politica estera più aggressiva da parte cinese. A nostro avviso, questo non mette in discussione lo status quo per quanto concerne la riunificazione o l’indipendenza della ROC. L’invasione russa dell’Ucraina del febbraio 2022 ha certamente scosso i mercati e messo in discussione l’architettura di sicurezza globale che conoscevamo, ma riteniamo che le dinamiche tra Cina e Taiwan non siano direttamente paragonabili a quelle dell’Europa orientale.

Posizione dominante nei circuiti elettronici e nei semiconduttori

Taiwan come nazione ha un territorio pari allo 0,4% circa di quello statunitense e una popolazione pari l’1,7% circa di quella cinese. Come accennato, al piccolo paese fa capo anche circa un decimo della capacità di spedizione marittima globale. Cosa ancora più impressionante, le fonderie taiwanesi dominano quasi due terzi dei mercato dei semiconduttori. Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, TSMC, controlla l’84% della produzione dei chip più avanzati ed efficienti.12,13 La pandemia di Covid-19 non ha fatto altro che accelerare una tendenza già consolidata verso la digitalizzazione e un mondo sempre più dipendente dall’elettronica, nel quale la domanda di semiconduttori sarà elevata per anni, se non per decenni a venire. Pensando alla spesso citata e sfaccettata “crisi delle catene di fornitura”, Taiwan non può che essere parte della soluzione. I chip sono componenti invisibili nella maggior parte dei prodotti, ma sono fondamentali per un gran numero di apparecchi, dai telefoni cellulari ai computer, dalle automobili ai sistemi di difesa. In parole povere, senza i semiconduttori il mondo non si muove.

Un’influenza superiore al suo peso: incidenza di Taiwan in alcuni ambiti dell’economia mondiale

Fonte: CIA World Factbook, Statista, TrendForce, governo britannico, FTSE, 31 dicembre 2021.

Con una posizione dominante in un mercato così importante, Taiwan può esercitare un’influenza di gran lunga superiore al suo peso. Questo illustra la dipendenza reciproca del paese con il resto del mondo. Oltre a Taiwan, si contano poche altre nazioni con capacità degne di nota, principalmente la Corea del Sud, Stati Uniti e Cina. Questi paesi godranno probabilmente di un vantaggio comparato duraturo nel settore, per via di una serie di fattori difficili da ottenere. Tra questi figurano una forza lavoro altamente qualificata, elevati livelli di capitale per costruire e mantenere le fonderie e la capacità di resistere ai cicli di mercato. La costruzione di una nuova fabbrica può richiedere oltre due anni e costituisce un’impresa di per sé è proibitiva per la maggior parte delle aziende. Alla fine del 2021, ad esempio, TSMC ha annunciato la costruzione di un nuovo impianto a Phoenix, Arizona, che costerà 12 miliardi di dollari e non entrerà in produzione fino al 2024.14 Complessivamente, TSMC intende investire 100 miliardi di dollari in tre anni per espandere la propria capacità. Queste cifre mettono in luce le altissime barriere all’entrata nel settore e, dato il breve ciclo di vita dei semiconduttori, le imponenti risorse necessarie per competere. Visti gli imponenti costi iniziali sostenuti per la creazione di strutture che iniziano a generare cash flow solo molti anni dopo, possibilmente ad un ciclo ridotto, le imprese di minori dimensioni sono semplicemente tagliate fuori dal settore.

Sganciare gli Stati Uniti dalla Cina è un’impresa ardua: Taiwan ne trarrà beneficio, qualunque cosa accada

Uno degli obiettivi strategici dell’amministrazione statunitense sotto il presidente Joe Biden è quello di operare uno “sganciamento” dalla Cina, e in particolare, isolare le catene di fornitura globali dall’interferenza di Pechino o, in alcuni casi, dalla dipendenza dall’economia cinese.15 Si tratta probabilmente di un obiettivo utopistico, che tuttavia descrive la direzione del percorso intrapreso. La Cina è la seconda economia mondiale con una posizione sempre più forte nelle questioni geopolitiche e non si arrenderà facilmente. Tuttavia, si registra un netto consenso bipartisan sul fatto che gli Stati Uniti devono agire per proteggere i loro interessi, prevedibilmente con tutti i dettagli del caso.

Gli Stati Uniti hanno a cuore le sorti di numerosi settori, e una fornitura sicura di attrezzature high tech, compresi i semiconduttori, sarà di fondamentale importanza. Un modo per aggirare la Cina – in senso concettuale, non geografico – è quello di rafforzare i legami con i fornitori alternativi di materie prime quali le terre rare e con i paesi dotati di una notevole capacità di produzione di chip. Non c’è grande scelta; la prima categoria comprende probabilmente il Brasile e l’India, la seconda non può che includere Taiwan e Corea del Sud.

Dati gli ulteriori punti di forza di Taiwan nel trasporto marittimo e nel commercio globale, prevediamo che il paese si troverà ottimamente posizionato nella maggior parte degli scenari che discendono dalla politica di “sganciamento” degli USA. Questo rappresenta un vantaggio sottostante fondamentale, perché tale processo durerà per anni. In effetti, diverse generazioni di presidenti statunitensi – da Bill Clinton a George Bush, da Donald Trump a Joe Biden – hanno adottato nei confronti della Cina politiche generalmente simili, fondate sull’eccezionalismo americano, che affonda le proprie radici nei primi giorni della Repubblica.

Le opportunità a breve e lungo termine superano i rischi latenti

In conclusione, siamo convinti che alla luce dei solidi fondamentali finanziari di Taiwan, le sue posizioni dominanti in svariati settori chiave e le valutazioni azionarie moderate, gli investitori con un orizzonte temporale di medio termine dovrebbero giudicare il paese una valida proposta per il 2022 e oltre. Taiwan è un’importante componente di molti indici dei mercati emergenti, con una ponderazione di poco inferiore a un quinto, seconda solo a quella della Cina. Il settore tecnologico è dominante, ma anche finanza, industria e materiali di base rappresentano una quota significativa del mercato taiwanese. Nell’ultimo decennio Taiwan ha ampiamente sovraperformato i mercati emergenti globali.

Si possono individuare alcuni rischi latenti, ma il più importante – un’escalation delle tensioni Cina-Taiwan o Cina-USA fino allo scoppio di un conflitto militare – costituisce un evento molto poco probabile. A nostro parere, la guerra in Ucraina non ha cambiato questo stato di cose, a dispetto di quanti ritengono che l’aggressione russa potrebbe fungere da precedente in altre regioni del mondo. Tutte le parti coinvolte hanno un interesse naturale a mantenere lo status quo, essenzialmente perché qualsiasi cambiamento sarebbe incredibilmente costoso per tutti, e la Cina in passato ha generalmente anteposto il proprio benessere economico all’avventurismo militare. Infine, le relazioni tra Cina e Taiwan sono irte di tensioni da decenni, ben prima che l’Ucraina diventasse uno Stato sovrano. In questo senso, la situazione appare ben più stabile rispetto ai rapporti tra Mosca e Kiev.

Taiwan è destinata a beneficiare della carenza persistente di semiconduttori nel breve termine. Nel lungo periodo, l’aumento della capacità di produzione dei chip, unito alla maggiore diversificazione dell’economia in generale, potrebbe sbloccare un notevole potenziale di crescita. Con valutazioni moderate, un onere debitorio contenuto e riserve elevate, Taiwan potrebbe essere un mercato interessante anche con la fine dell’abbondante liquidità presente nell’economia globale sulla scia del Covid.17 In assenza di un grave rallentamento del commercio globale o di una recessione indotta da cause geopolitiche, il paese dovrebbe riuscire a monetizzare le tendenze secolari verso la
digitalizzazione, il metaverso e, non da ultimo, l’apertura delle economie globali con un aumento dei commerci, del turismo e del consumo di boba tea.

Prospettive a cura di EMEA ETF Investment Strategy (Franklin Templeton)

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