Rize Pet Care UCITS ETF
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Rize Pet Care UCITS ETF sulla cura degli animali domestici

Rize Pet Care UCITS ETF – Gli investitori europei hanno ora l’opportunità di puntare sull’industria globale degli animali domestici, in piena espansione e sulla rivoluzione Internet dei mercati emergenti.

Rize ETF quota infatti oggi su Borsa Italiana il primo ETF europeo sulla cura degli animali domestici – il Rize Pet Care UCITS ETF – che investe in società che stanno beneficiando dell’aumento del numero di proprietari di animali domestici – e il Rize Emerging Market Internet and Ecommerce UCITS ETF – un nuovo ETF tematico focalizzato sui mercati emergenti che fornisce un’esposizione al mercato dei consumatori digitali EM, limitando l’esposizione dei singoli paesi. Per fare ciò, l’Emerging Market ETF assicura che l’esposizione a un singolo mercato emergente non superi mai il 25% nei ribilanciamenti dell’indice.

Entrambi gli ETF sono quotati anche sulla London Stock Exchange (LSE), al Frankfurt Stock Exchange (Xetra) e  SIX Swiss Exchange. Nello specifico Rize Pet Care UCITS ETF è quotato sulle linee PETZ (USD) e PAWZ (GBP) sul LSE e KATZ (EUR) su Xetra. Rize Emerging Market Internet and Ecommerce UCITS ETF è quotato sulle linee EMRJ (USD) e EMRP (GBP) sul LSE e ECOM (EUR) sullo Xetra.

Rize Pet Care UCITS ETF

Si è parlato molto del boom della proprietà di animali domestici durante il blocco del Covid-19. Se da un lato la pandemia ha accelerato l’inserimento di animali domestici in famiglia, dall’altro la composizione delle famiglie tra i Millennials e la Gen Z continuerà a confermare questo trend. La proprietà di animali domestici dovrebbe aumentare del +14% nei prossimi 10 anni. Secondo un sondaggio condotto da AlphaWise (Morgan Stanley) a metà dello scorso anno, il 65% dei giovani tra i 18 e i 34 anni aveva intenzione di acquistare (o adottare) un animale domestico nei prossimi 5 anni. Inoltre, si è scoperto che i proprietari di animali domestici – soprattutto i più giovani – spendono costantemente di più per i loro animali domestici rispetto alle generazioni precedenti. Secondo un’ulteriore ricerca pubblicata da Morgan Stanley, la traiettoria della spesa familiare per animale domestico sembra favorevole e si prevede che cresca da 980 dollari nel 2020 a 1.292 dollari entro il 2025, per poi espandersi di altri 600 dollari fino a 1.909 dollari entro il 2030. Questo presenta una prospettiva favorevole per il settore degli animali da compagnia.

Rahul Bhushan, co-fondatore e director di Rize ETF, commenta:

Ci sono diversi temi che plasmano il futuro della cura degli animali domestici. Il primo è la tendenza a una maggiore umanizzazione. Negli ultimi 20 anni, gli animali domestici sono passati dal dormire nei nostri cortili a dormire nei nostri letti. Ora trattiamo i nostri animali domestici come i nostri figli. Antrozoologi come John Bradshaw hanno sostenuto che la custodia degli animali domestici è una parte intrinseca della natura umana e ciò che stiamo vedendo oggi con le famiglie Millennial e Gen Z è un nuovo tipo di proprietà di animali domestici, più attento e dedicato. Secondo, e correlato, è il declino della tradizionale famiglia nucleare. Molte famiglie composte da una sola persona, non sposate e senza figli adottano sempre più animali domestici e la crescita della nostra popolazione che invecchia ha anche portato ad un maggior numero di compagni pelosi. In terzo luogo, è il nostro stile di vita digitale – e post-Covid – flessibile. Con l’aumento dello smart working, l’adozione degli animali domestici è diventata improvvisamente molto più facile, e le persone si stanno impegnando a lungo termine con i loro animali. Per le aziende legate alla cura degli animali domestici, questo ha significato grandi affari. Oggi l’industria degli animali domestici si trova su una solida base e offre prodotti con un potere di acquisto irresistibile e una domanda costante. Siamo entusiasti che i nostri investitori possano ora accedere a questo megatrend di lungo periodo attraverso il nostro Rize Pet Care UCITS ETF”.

Rize Emerging Market Internet and Ecommerce UCITS ETF

La rivoluzione digitale non si è limitata al mondo sviluppato. Oggi i mercati emergenti hanno le loro economie online in pieno sviluppo. L’aumento del reddito disponibile, l’urbanizzazione, lo slancio positivo delle riforme, la forte demografia e la diffusa adozione di dispositivi digitali costituiscono le basi di questo nuovo megatrend. La maggior parte di noi conosce già i giganti digitali del mondo emergente, da Baidu (la risposta cinese a Google) a MercadoLibre (la risposta argentina ad Amazon) e MakeMyTrip (la risposta indiana a TripAdvisor). Eppure, queste aziende stanno solo grattando la superficie dell’enorme opportunità che riguarda questo settore. Oggi, i mercati emergenti comprendono più della metà della popolazione mondiale, molti dei quali sono in età lavorativa. E queste persone stanno guidando un crescente consumo digitale e chiedono servizi migliori a seguito di una maggiore consapevolezza, connettività sociale, mobilità e preoccupazioni per la sostenibilità. Le prospettive per la domanda digitale, quindi, non sono mai state migliori nei mercati emergenti.

Emanuela Salvadè, Head of Italian Speaking Regions di Rize ETF, commenta:

Siamo entusiasti di lanciare il nostro primo ETF tematico regionale, mirando specificamente all’ascesa del consumatore digitale dei mercati emergenti. Il mondo emergente contiene 22 delle 37 megalopoli del mondo. Più della metà della popolazione mondiale vive nei mercati emergenti, compreso l’86% dei Millennials del mondo e l’89% della Gen Z. Nei prossimi anni, stiamo guardando a due megatrend convergenti, ma che si rafforzano a vicenda: internet come incubote di innovazione tecnologica e il commercio elettronico come catalizzatore del cambiamento comportamentale. Crediamo che il nostro nuovo ETF sia posizionato adeguatamente per catturare l’opportunità data da questi elementi. Allo stesso tempo, riconosciamo che investire nei mercati emergenti non è privo di rischi. Pertanto, il nostro ETF fa due cose: in primo luogo, integra il nostro screening ESG standard per evitare l’esposizione ad aziende poco etiche. In secondo luogo, limita l’esposizione a un singolo paese al 25%, assicurando che la strategia non si trasformi mai in un fondo cinese per procura, cosa che affligge molti fondi dei mercati emergenti”.

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