Stewardship, esg e decarbonizzazione
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Ma quale moda? investire in esg è una necessità

Quella degli investimenti “sostenibili”, che si prefiggono obbiettivi sociali, ambientali e di buona governace, è sempre più la norma. E non è una questione (solo) di bontà

 

Negli ultimi anni le tematiche sociali e ambientali sono salite prepotentemente alla ribalta, anche per la selezione degli investimenti. In un primo momento cavalcate come driver di comunicazione, oggi una realtà fondamentale per società e investitori. Proprio la finanza è stata il motore di questo nuovo approccio di fare impresa, imponendo regole mirate alla sostenibilità a tutto tondo. Ma esg vuol dire anche rendimenti. In una tavola rotonda organizzata da Le Fonti Tv per l’Asset Management Tv Week, Simona Merzagora, country head Italia di Nn Investment Partners; Paolo Proli, head of retail division in Italia e membro dell’executive board di Amundi; Desirée Scarabelli, sales director e esg specialist di Pictet Am; e Giuliano D’Acunti, country head Italia di Invesco, hanno spuegato perché questo tipo di investimenti sia maggiormente preferibile. E come comunicarlo agli investitori finali. La Sfdr, ovvero la Sustainable finance disclosure regulation introdotta di recente in Europa, ha cambiato il mondo degli esg: quali sono le opportunità e quali i rischi per chi fino ad oggi ha fatto green washing? Merzagora. La Sfdr è un chiaro segnale dell’importanza che la Commissione europea dà alla sostenibilità e alla svolta greem. Tuttavia, poiché le nuove classificazioni Sfdr non costituiscono una certificazione del livello di sostenibilità dei fondi stessi, ma riguardano invece la trasparenza dei processi adottati, gli investitori devono continuare a rimanere critici nella selezione degli investimenti esg per evitare di essere colpiti dal rischio di greenwashing.

Per evitarlo, a nostro avviso, la selezione deve partire proprio dalla qualità e credibilità della società di gestione, prima ancora che dal Ma quale MODA? Investire in esg è una NECESSITÀ Quella degli investimenti “sostenibili”, che si prefiggono obbiettivi sociali, ambientali e di buona governace, è sempre più la norma. E non è una questione (solo) di bontà 2021 Maggio / Giugno 33 conto stesso. Morningstar definisce le aziende leader in campo esg come quelle che hanno una lunga storia delicata agli investimenti esg, dove le considerazioni esg sono radicate e pervasive nella cultura aziendale, nei processi d’investimento, nelle strategie, nell’attività di engagement. Quindi partendo dalla qualità delle società stesse possiamo comprendere quanto l’integrazioni esg è parte integrante del processo di analisi e di implementazione dei fondi. Un’applicazione limitata solo a pochi fondi rende una società di gestione a nostro avviso poco credibile, perché gli investimenti che devono essere implementati in termini di ricerca, di reportistica, non possono essere giustificati solamente su una gamma così ristretta, come pure con pochissime eccezioni che generalmente sono limitate a delle boutique dedicate è molto difficile poter sostenere di avere una seria integrazioni esg sul 100% delle masse: la ricerca accademica e la pratica stanno dimostrando che ci sono ancora delle aree grigie sull’uso di alcuni strumenti, tra cui i derivati, o in alcun asset class, quindi alcune nicchie del private debt, dove i benefici esg non sono ancora evidenti. Amundi gia due anni e mezzo fa ha reso nota l’agenda di lavoro che la porterà a integrare le politiche esg in tutti i fondi di investimento. Cosa comporta questo per gli investitori?

Desirée Scarabelli, sales director e esg specialist di Pictet Am Paolo Proli, head of retail division in Italia e membro dell’executive board di Amundi Giuliano D’Acunti, country head Italia di Invesco Simona Merzagora, country head Italia di Nn Investment Partners 34 Maggio / Giugno 2021 condotto la Esg Survey 2020 tra i clienti istituzionali, ma anche tra clienti finali e consulenti. E ne è venuto fuori un grandissimo interesse sul tema. Il principale motivo di questo interesse risiede nel fatto che è sempre più evidente come l’adozione di criteri esg possa premiare in termini di performance, ma soprattutto premia la sostenibilità del business nel lungo periodo, che credo sia l’elemento più importante. Risparmiatori e investitori mostrano una sempre maggiore sensibilità sulle tematiche ambientali e sociali e pertanto si muovono sempre di più verso scelte di investimento più consapevoli. Guardando i dati della ricerca, quella sui trend strutturali che coinvolge per lo più clienti finali e consulenti, vediamo come l’81% dei clienti finali consideri esg un miglioratore del mondo e l’84% ritiene che crei valore e quindi benessere per l’economia e per le imprese. L’altro elemento che emerge, come dicevo, è la consapevolezza delle stesse società e degli emittenti della necessità di attuare e dimostrare una gestione resiliente a rischi sistemici e agli stessi cambiamenti tecnologici e industriali, proprio per attrarre investimenti che premiano la sostenibilità del business nel lungo termine. Il mondo degli investimenti sostenibili ha visto negli ultimi anni un proliferare di prodotti e di conseguenti approcci, alcuni più puntuali altri più semplicistici. Proli. Per gli investitori si aprono delle nuove opportunità.

Negli ultimi 5-6 anni è diventato evidente che sia il fattore ambientale, sia quello sociale, sia l’attenzione alla governance, sono anche generatori di alpha. Ma non è solo una questione di potere catturare il premio della sostenibilità all’interno della selezione di portafoglio, è arrivata l’ora di poter fare una scelta che premi maggiormente quelle società che hanno credibilità e hanno preso sul serio la questione della sostenibilità. Il nostro gruppo ha iniziato più di 30 anni fa a farlo, adesso il fenomeno sta diventando globale. Siamo tra i primi ad aver firmato i Pri (principi di responsabilità), quando sono stati costituiti, (oggi lo hanno fatto 1.500 aziende nel mondo); siamo stati pionieri della portfolio decarbonization coalition, che abbiamo costituito insieme all’Onu nel 2014. Insomma, abbiamo preso a cuore la transizione energetica, e facciamo veramente una selezione di qualità all’interno dei nostri portafogli. Non a caso appunto il nostro global ceo, già due anni e mezzo fa, si è impegnato a includere il nostro processo proprietario esg su tutta la gamma dei fondi d’investimento. Certo, come diceva Simona, non è è banale, per esempio, riuscire a dare un ranking a strumenti come i derivati. Gli stessi titoli governativi sono difficilissimi da valutare da un punto di vista di scoring, sia di impatto ambientale che sociale che di regola di condotta.

Però, aver applicato questo sforzo negli scorsi tre anni, ha permesso alla nostra azienda di trovarsi pronta anche per la Sfdr. Anche Invesco ha dato un forte impulso all’approiccio esg, soprattutto nell’ultimo anno. Non solo: ha anche realizzato l’Invesco Esg Survey 2020, coinvolgendo consulenti, clienti finali e istituzionali… D’Acunti. Siamo consapevoli che la tematica esg è estremamente importante per molti dei nostri clienti, ma anche per il resto della comunità e per i vari stakeholder. Abbiamo È sempre più evidente come l’adozione di criteri esg possa premiare in termini di performance, ma soprattutto premia la sostenibilità del business nel lungo periodo 2021 Maggio / Giugno 35 si esg che si focalizza particolarmente sulla creazione di valore sostenibile e sulla gestione del rischio. Attraverso l’utilizzo di una serie di banche dati e di indicatori, la piattaforma monitora i cambiamenti ambientali, sociali e di governance di oltre 45mila aziende. Ma il numero crescerà nel tempo, lo strumento è in continua evoluzione, da poco abbiamo introdotto anche l’analisi di 159 paesi. Come invesco adottiamo una visione olistica sull’intera catena del valore di un’azienda e su come questa sia nel concreto influenzata dalle varie metriche esg. ESGIntel è un supporto fondamentale per avere un punto di vista più trasparente e proprietario su tutte le nostre partecipazioni. Quali sono i migliori? Scarabelli. Noi di Pictet, come pionieri degli investimenti tematici e in particolare di quelli legati all’ambiente e alla società, crediamo che l’impact investing sia sicuramente il metodo più efficace per affrontare il tema della sostenibilità. Infatti, la selezione esclusiva o la semplice selezione di aziende già virtuose secondo i parametri esg è un approccio abbastanza semplicistico. Dove noi asset manager possiamo veramente fare la differenza è nell accompagnre le aziende nel diventare più virtuose e investendo in quelle che stanno lavorando per dare un contributo concreto nella risoluzione di problematiche legate a questioni ambientali e sociali.

Come ormai facciamo da oltre vent’anni con i nostri fondi Water, Clean energy, Timber o il nostro Global Environmental Opportunities. Vediamo l’approccio tematico come qualcosa che va ben oltre la semplice etichetta esg, crediamo che possa veramente rendere il mondo un posto migliore. Che cosa vuol dire esattamente per un asset manager come Nn Ip essere practice leader nell’investimento responsabile? Merzagora. È un’ambizione che parte dal top management, che ha fatto della sostenibilità l’identità aziendale e l’ha a incorporata in tutte le decisioni e i processi. L’integrazione dei fattori esg è applicatain modo rigoroso e soprattutto dimostrabile nel 74% di tutti i nostri asset (oltre 200 miliardi), una percentuale ben superiore al mercato che si attesta intorno al 30%. Non siamo interessati da un approccio meno indulgente per migliorare la nostra immagine perché riteniamo che un’integrazione di tutti i tre criteri esg possa fornire una visione molto più approfondita della redditività e anche del merito creditizio dei nostri investimenti. Non solo: investiamo ingenti risorse nella ricerca tradizionale (ci avvaliamo di agenzie di rating come Sustainalytics e fornitori di dati come Refinitiv), ma allarghiamo i nostri orizzonti anche su fonti alternative che forniscono evidenze su tendenze future. E infine investiamo molto nella reportistica esg a completamento dell’informativa finanziaria. Ovviamente la sfida principale per tutti noi è la mancanza di armonizzazione nella rendicontazione aziendale che cerchiamo di superare tramite l’engagement con le aziende e anche con l’uso di algoritmi per stimare per esempio il consumo di acqua e di rifiuti. Invesco ha lanciato da poco ESGintel, un nuovo strumento di rating che consente di analizzare oltre 45.000 compagnie e 159 paesi… D’Acunti.

Lo abbiamo lanciato lo scorso novembre, rappresenta per noi un pilastro fondamentale verso l’integrazione esg sistematica in tutte le strategie di investimento. Si tratta di uno strumento proprietario di valutazione e anali- 36 Maggio / Giugno 2021 Pictet è pioniere nel campo degli investimenti tematici. Quale è stato il percorso per la trasformazione di fondi puramente tematici a fondi esg? Scarabelli. In realtà non abbiamo dovuto fare nessuna trasformazione, ma solo adeguare il linguaggio ai nuovi standard esg. Abbiamo lanciato fondi a impatto positivo che possiamo definire appunto la categoria più elevata, virtuosa e lungimirante ancora prima che il termine impact investing venisse coniato. Eravamo già esg. L’individuazione di trend di lungo termine, tra cui quello della sostenibilità, deriva dall’analisi dei cosiddetti megatrend che sono alla base della creazione di tutti i nostri fondi tematici. Tra i 14 megatrend che avevamo già individuato a partire dagli anni ‘90, e che riteniamo siano e saranno fondamentali per plasmare il mondo, il fil rouge è rappresentato dalla sostenibilit. Oltre vent’anni fa, mentre si stava gonfiando la bolla tecnologica, noi lanciavamo il Pictet Water, con un approccio di totale disruption per il mondo degli investimenti. Anche a livello di reportistica, capitolo molto importante che viene affrontato anche all’interno della Sfdr, molti dovranno adeguarsi, ma noi già da anni produciamo i cosiddetti impact report che forniscono dati concreti e trasparenti sull’impatto ambientale e sociale dei nostri investimenti, oltre a dare informazioni sul contributo delle nostre strategie verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Non a caso, già dieci dei nostri fondi tematici soddisfano ri equisiti dell’articolo 9 della Sfdr, e altri tre saranno aggiunti entro la fine del 2021. Come si valuta l’integrazione dei fattori esg nei mercati emergenti? Merzagora. L’analisi dell’impatto dei fattori esg sullo spread dei paesi sovrani è un’analisi molto difficile e anche molto nuova. Però devo dire che, dopo anni di studi accademici siano arrivati alla conclusione che l’esg è un fattore di alfa per i mercati emergenti, mentre lo è in modo molto più marginale per i mercati sviluppati, come l’Europa e gli Stati Uniti. Questa differenza si basa sul fatto che l’universo emerging market e molto diversificato, poco efficiente e anche poco presidiato dagli analisti rispetto ai mercati sviluppati, e quindi ci sono notevoli opportunità di generazione di valore attraverso un processo di investimento basato sia sui fondamentali, ma anche guidato dalla ricerca che integri in modo strutturale i fattori esg. Come Nn Ip investiamo nei mercati emergenti da oltre 27 anni e quindi pensiamo di conoscere in modo approfondito i fattori che determinano gli spread delle obbligazioni sovrane. Più di dieci anni fa abbiamo riscontrato delle evidenze empiriche del ruolo dominante dei fattori di governance, proprio per identificare la competitività, la solidità finanziaria ed economica e il rischio di un paese emergente. Solamente l’anno scorso, dopo veramente diversi anni di studi, siamo riusciti a sviluppare il modello proprietario che integra le altre variabili, ambientale e sociale, che hanno un peso specifico proprio nell’identificazione dei rischi e delle opportunità di un paese sovrano.

Quindise una buona governance in ambito sovrano emerging market può migliorare l’utilizzo delle finanze pubbliche e alimentare la crescita, le implicazioni a lungo termine del cambiamento climatico possono avere delle gravi ripercussioni negative sulle attività essenziali. Sotto l’aspetto sociale vediamo che le tensioni sociali, oppure in termini positivi, le riforme strutturali, possono avere un impatto più immediato facendo rapidamente aumentare o diminuire il prezzo al rischio. Amundi ha lanciato da poco la sua prima social bond strategy volta a creare un impatto positivo per il recupero dalla crisi causata dal covid 19 e diminuire le disparità sociali… Proli. Si inserisce nell’ambito di quel grande mondo che noi chiamiamo social cohesion. Le emissioni di social bond sono triplicate nel 2020 rispetto all’anno precedente. Gran parte dei nuovi volumi proviene da emissioni legate alla pandemia, con emittenti che utilizzano lo strumento dei social bond come veicolo utile a soddisfare le proprie esigenze di finanziamento. In questo contesto, Amundi si impegna a supportare lo sviluppo di questo nuovo segmento del reddito fisso sostenibile, dopo aver sostenuto l’espan- 2021 Maggio / Giugno 37 sione dei green bond nei mercati emergenti e al di là dei puri strumenti investment grade. I social bond mirano ad offrire agli investitori una prima opportunità di integrare il pilastro sociale della sfera esg nelle loro pratiche di investimento. Non rappresentano solo un meccanismo efficace per il finanziamento di progetti sociali, ma riteniamo che offrano agli investitori anche un’ottima piattaforma per interagire con gli emittenti e aumentare le loro attività in prodotti e servizi a impatto sociale.

Alla luce di quanto detto fin qui, possiamo considerare l’approccio esg come un valore che deve raggiungere il 100% dei portafogli degli investitori, sia sulle soluzioni attive sia per quanto riguarda le soluzioni indicizzate… D’Acunti. In realtà non esiste un investimento giusto o sbagliato, ma è importante distinguere tra le strategie che inglobano i criteri esg e quelle che non lo fanno. I fattori esg ormai sono diventati parte integrante dell’analisi fondamentale, a prescindere dal fatto che le strategie di investimento siano o non siano focalizzate sul tema esg. Chiaramente il livello e le modalità di integrazione variano a seconda delle asset class o anche gli stessi fondi. Noi come Invesco siamo già a un bon punto: circa il 70%dei nostri investimenti integra già questi criteri e ci impegniamo a raggiungere il 100% nel corso dei prossimi due anni. Abbiamo accolto con favore ovviamente il regolamento delle Sfdr e possono confermare che 30 dei nostri fondi e otto dei nostri etf sono già conformi articolo 8, ma questo è soltanto l’inizio. La finanza si è fatta promotrice di questa svolta epocale che vede una maggiore attenzione alla sostenibilità. Qual è invece l’atteggiamento delle aziende sotto questo punto di vista?

Scarabelli. Sicuramente il ruolo della finanza, in particolare di noi asset manager, nella promozione di standard di sostenibilità elevati è stato molto importante, sia per quanto riguarda le attività di cosiddetto active ownership, quindi con le singole aziende, sia per quanto riguarda le attività fatte in modo corale, a livello di industria. Sicuramente c’è un rischio reputazionale molto forte per quelle aziende che tendono a ignorare le pratiche sostenibili, un rischio amplificato dalla grande consapevolezza dei consumatori su questo tema e della cassa di risonanza della comunicazione digitale. Ma se in ambito «e», ambientale, molte aziende si sono già attivate e sono aperte alla collaborazione, è sulla disclosure riguardante il fattore «s» che c’è ancora molta strada da fare. Il mondo aziendale sembra un po’ più desideroso di inviare segnali sugli sforzi per proteggere il pianeta, piuttosto che parlare dei lavoratori che il mondo lo devono abitare. Il rischio di sbagliare sulle questioni sociali è diventato evidente e le conseguenze sulle aziende, sia a livello di management che disaffezione da parte dei clienti, possono essere rilevanti.

 

Tratto da Asset Management maggio-giugno 2021

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